Ci sarebbe da sorridere, se non si trattasse di una cosa terribilmente seria dai risvolti perfino grotteschi. Sta di fatto che, come sono soliti fare ormai da tempo, i vertici dell’amministrazione, in maniera disinvolta e naturalmente senza informare le OO.SS., se ne inventano un’altra. Della serie, a ruota libera giù per la china.
Dunque, su mandato della direzione generale, nell’ultima settimana di ottobre vengono applicati su cinque postazioni di lavoro informatiche della sede provinciale di Roma appositi dispositivi con software incorporato denominati ADG (Agent Digital Guardian) grazie, si fa per dire, ad un appalto vinto circa 6 mesi fa dall’ennesima azienda esterna.
Detti dispositivi oggi consentono la registrazione di tutte le attività che comportano l’accesso e la circolazione delle informazioni, l’esecuzione automatica delle applicazioni di controllo, nonché l’applicazione delle varie opzioni flessibili per violazioni di norme e infine il filtraggio con relative correlazioni.
Un vero e proprio sistema di controllo, i cui dati sarebbero utilizzati solo da personale specificatamente autorizzato, i cosiddetti “utenti di fiducia” (?) e poi trattati dagli stessi con la massima riservatezza. Almeno si spera.
Superfluo rilevare come all’Amba Aradam il tutto sia purtroppo avvenuto senza alcuna preventiva comunicazione, mentre si apprende con sconcerto che la distribuzione del software dovrebbe essere effettuata entro fine anno su tutte le postazioni di lavoro.
E allora, a estremi mali estremi rimedi.
Sarà il caso di ricordare quel che prevede la norma in materia (art. 4 Legge 20.05.70 - Statuto dei Lavoratori), anche se a qualcuno potrebbe risultare fastidioso o indigesto.
“Tutti gli impianti e le apparecchiature di controllo che siano richiesti da esigenze organizzative e produttive, ma dai quali derivi anche la possibilità di controllo della attività dei lavoratori, possono essere installati soltanto previo accordo con le rappresentanze sindacali. In difetto di tale accordo, provvede l’Ispettorato del Lavoro dettando le modalità specifiche per l’uso di detti impianti” (comma 2).
Ciò premesso, nel totale rifiuto di strumenti comunque invasivi e a tutela della privacy di ciascuno, abbiamo chiesto l’immediata sospensione di queste installazioni che, con la scusa di monitorare l’attività dell’operatore (e magari quantificandone la produttività), di fatto entrano in maniera illegittima nella sfera personale di ognuno.
Invitiamo pertanto tutti i lavoratori ad una particolare attenzione e a rigettare queste installazioni, attivate in mancanza di comunicazione e senza il preventivo confronto con le OO.SS.. Non abbiamo bisogno di nessun grande fratello. Neppure in via sperimentale.
Coordinamento regionale RdB-CUB INPS Lazio