Ci giungono da più parti email e segnalazioni sulla situazione che si sta vivendo negli uffici dopo la valutazione della professionalità effettuata dall’Amministrazione nei confronti dei lavoratori dell’Agenzia delle Entrate.
Oltre a ribadire il fatto che riteniamo sia stata una colpa grave da parte dei firmatari dell’accordo (CGIL, CISL e SALFI) non aver assolutamente valutato l’impatto che questa valutazione avrebbe avuto nei confronti dei lavoratori, ancor più grave è stato dare in mano all’Agenzia questo pericoloso strumento.
Così ci ritroviamo con circa 1.500 persone non meritevoli di alcuna valutazione,e quasi il triplo che hanno avuto una valutazione minima con coefficiente di 1,05, cioè lavoratori che non è nemmeno necessario sostituire,nel caso in cui dovessero venire a mancare.
La cosa paradossale è che tra questi c’è persino chi, in passato,si è, invece, visto respingere la domanda di trasferimento perché ritenuti indispensabili per le sorti dell’ufficio.
Ma cari valutatori vogliamo fare pace con il cervello?
Tradotto in soldoni, grazie a Cgil,Cisl e Salfi, l’Agenzia ha dichiarato che quasi un terzo del personale partecipante alla procedura non serve a questa amministrazione!
Ovviamente, tra coloro che l’amministrazione ha ritenuto non valutabili o valutabili col punteggio minimo ci sono anche quelli “non graditi” a questa amministrazione, perché magari protestano troppo, o, peggio, perché usufruiscono dei permessi della legge 104, della maternità, o fatto troppe assenze.
Insomma, la valutazione, in alcuni casi, è diventata anche lo strumento per punire una categoria ben precisa di lavoratori: coloro che si assentano magari perché devono assistere i genitori, o occuparsi dei bambini sobbarcandosi le pesanti esigenze familiari, in un paese ove i servizi sono inesistenti e tutto ricade sulla buona volontà dei singoli.
Non occorreva avere la sfera di cristallo per immaginare quale uso spregiudicato ed arbitrario avrebbe fatto l’amministrazione di questo strumento. Per questo le lacrime di coccodrillo versate in qualche comunicato sindacale, da parte di chi, tra l’altro, firmando l’accordo ha avallato la valutazione, risultano patetiche, perché quelle OO.SS. sono una parte rilevante del problema.
Così come arrampicarsi sugli specchi vaneggiando su sistemi di valutazione oggettivi e trasparenti è l’ennesimo modo per raggirare i lavoratori: merito, meritocrazia e valutazione servono esattamente all’amministrazione per gestire il personale a proprio piacimento e dividere i lavoratori.
Mentre perdura il blocco dei contratti e si decurta sistematicamente il salario accessorio, si cerca di distrarre i lavoratori parlando di merito e valutazione e scatenando il “tutti contro tutti” nei posti di lavoro.
Ma il peggio deve ancora venire, perché con il DPCM sulla valutazione, entrato in vigore da poco, la valutazione del personale impatterà non solo sulle progressioni economiche e sul salario accessorio, ma una eventuale valutazione negativa potrebbe anche spalancare le porte al licenziamento. Altro che merito e meritocrazia!
Noi come USB, abbiamo sempre contrastato il meccanismo della valutazione e continueremo la nostra battaglia per neutralizzare i suoi effetti perversi.
Anche per questa ragione il 21 ottobre i lavoratori del fisco aderiranno allo sciopero generale indetto dall’Unione sindacale di base contro le politiche del governo Renzi, per rivendicare il diritto a veri aumenti contrattuali, rilanciare investimenti sul fisco e mettere in campo politiche retributive che riconoscano la professionalità di tutti i lavoratori contro chi, invece, vuole dividerci con la falsa retorica della valutazione.