Le scriventi organizzazioni manifestano un’estrema preoccupazione stante l’attuale stasi delle relazioni industriali e politiche. Urge ricordare come in merito al trasporto aereo nazionale tutti gli attori interessati siano in gravissimo ed incomprensibile ritardo.
È passato più di un anno dalla messa in liquidazione del secondo player nazionale (Meridiana - Airitaly). A oggi, a poco meno di due mesi dalla scadenza dell’unico ammortizzatore sociale reso possibile da un forte impegno del governo nel settembre 2020, nulla si è concretizzato per i lavoratori interessati, se non l’attuazione del piano per le politiche attive promosso dalla sola Regione Sardegna, che sta sostenendo un programma di addestramento per naviganti e tecnici ivi residenti.
Al contrario, osserviamo un silenzio ed una mancanza di iniziative a tutti i livelli:
- Governativo, nell’assenza dell’indispensabile ambizioso piano che metta in sicurezza la compagnia di bandiera;
- Ministeriale, con Mise, Ministero dei Trasporti, e Ministero del Lavoro che nel 2016 brindarono all'accordo con Qatar Airways dipingendo un futuro roseo e di sviluppo, allo stato attuale miseramente naufragato con la liquidazione della compagnia a soli due anni dalla presentazione del faraonico business plan.
- Delle Regioni Lombardia e Sardegna, che nel brevissimo periodo si troveranno senza una compagnia indispensabile per i collegamenti da e per le aree interessate dalla continuità territoriale ed i flussi turistici a questi collegati; perdendone per sempre il know how e con questo l’opportunità di creare lavoro e redditività; e con invece 1500 disoccupati da gestire.
- I sindacati confederali egualmente silenti, soprattutto le compagini territoriali, apparentemente preoccupate più di anestetizzare i propri iscritti che di trovare delle soluzioni realmente percorribili.
Dell’azienda riteniamo inutile e superfluo parlare: dopo la dichiarazione di liquidazione, l’intento dichiarato e pervicacemente perseguito è quello di cancellare la storia di mezzo secolo di aviazione dopo aver affondato un’eccellenza nel panorama delle compagnie aeree, non solo italiane.
Unico segnale rilevato, l’articolo uscito domenica su Sardegnareporter.it che cita le dichiarazioni dei deputati Dem Romina Mura, presidente della commissione Lavoro della Camera, e Graziano Delrio, già capogruppo PD e ministro dei Trasporti, in cui finalmente si riconosce come la questione AirItaly non può essere scollegata da quella Alitalia e derubricata come un problema minore o “regionale”.
Lo stesso Delrio fu parte attiva della discussa vicenda culminata nel giugno 2016, in cui a fronte di ingiustificati (ed ora definiti illegittimi in sede di giudizio) licenziamenti in Meridiana, accompagnati da mortificazioni normative e salariali per i superstiti, la compagnia, così “razionalizzata”, venne consegnata “legata e imbavagliata” ai qatarini, coi risultati oggi evidenti.
Le domande che ci poniamo sono poche, semplici e dirette: lo Stato italiano ha necessità di un trasporto aereo che sia sinergico con il sistema paese?
Crede, come gli altri stati europei, che questo possa divenire volano positivo per il turismo, la cultura e l’impiego di personale dipendente altamente specializzato?
Se la risposta è come immaginiamo “sì”, allora si deve perseguire con coraggio un progetto di ampio respiro che consenta nei numeri di rispondere alla domanda pre, e a detta di tutti gli osservatori, post pandemica: una compagnia nazionale il cui unico fine non può essere solo quello di produrre utili, ma di essere parte di un sistema organico (lavoro, cultura, turismo, trasporti) di cui è funzione e sostegno.
Questo sul trasporto interno, su quello internazionale e sul cargo in rapidissima crescita.
Ovviamente ciò deve avvenire in maniera modulare, seguendo le necessità del mercato ed assoggettando tutti i vettori operanti sul territorio italiano alle stesse regole; proteggendo i lavoratori che al momento versano in un limbo di precarietà ed incertezza, così come tutto il sistema del trasporto aereo Nazionale.
AP – Cobas - USB
3 maggio 2021