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Lazio

AL SERVIZIO DELLA KPMG

Roma,

Comunicato n. 21/09

 

Perfettamente in linea con i continui diktat imposti dal governo agli enti previdenziali, che prevedono risparmi a tappeto e drastiche riduzioni delle spese di funzionamento, anche sul Lazio sta per abbattersi la mannaia della destrutturazione in base a decisioni prese (vogliamo ricordarlo) comunque unilateralmente e dunque in maniera illegittima.

Esse possono così riassumersi: ridimensionamento delle strutture, chiusura per quelle  ritenute non efficaci, erogazione dei servizi in tempo reale e contenimento dei costi.

La KPMG, uno dei grandi network internazionali facente parte dei cosiddetti “big five”, in questi mesi ha quadruplicato il suo fatturato con l’INPS e ad essa purtroppo i vertici dell’Istituto, confusi e a dir poco intontiti, sembrano completamente asserviti.

Sarebbe appena il caso di rammentare come la frammistione tra consulenza esterna ed organizzazione interna, affidate ad una stessa azienda privata, provochino assenza di controllo e mancanza di trasparenza, a danno ovviamente della collettività.

I crack vistosi ai quali abbiamo assistito delle grandi aziende americane, come pure quello della Parmalat in Italia, hanno evidenziato infatti come la revisione contabile era sempre affidata ad una delle “cinque sorelle” e la corresponsabilità alla quale sono poi  state chiamate ha indotto le stesse ad attrezzarsi progressivamente nell’ambito delle  attività di consulenza per l’organizzazione e per l’informatica. Ma andremmo lontano.

Quello che adesso va rimarcato è lo smantellamento progressivo in atto della Pubblica Amministrazione, l’involuzione complessiva del ruolo del nostro Ente, la svendita totale.

Peraltro senza alcun miglioramento reale di servizi e senza attenzione per il personale, per il quale, come da decreto, c’è solo aumento dei carichi di lavoro e mobilità forzata.

E’ così che molto probabilmente assisteremo, in ambito regionale, al declassamento di alcune sedi sub provinciali come Cassino ridotte al ruolo di agenzia e al taglio di quelli che ormai vengono considerati dei rami secchi (Anzio, Fidene e Montefiascone).  

Mentre viene sconfessato il modello organizzativo basato in ottica di processo andato avanti per oltre un decennio con ottimi risultati e i direttori provinciali sono ridotti al rango di meri compilatori di schede, il CIV si affanna ora a chiedere tardivamente il “coinvolgimento dei vari protagonisti” (purché non si tratti dell’ennesima presa in giro).

Facile, a questo punto, prevedere grossi problemi di tenuta soprattutto nelle agenzie, sulle quali di fatto graverà gran parte del lavoro, sia in front-office che in back-office, considerata la parcellizzazione delle competenze. Insomma, uno scollamento infinito.

Come i vertici dell’amministrazione possano andare avanti in questa avventura senza il cuore pulsante dell’Istituto, cioè ignorando i lavoratori, resta francamente un mistero.

 

 

Coordinamento regionale RdB-CUB INPS Lazio