Giovedì 16 ottobre, mentre due ispettori della DTL di Napoli venivano aggrediti durante un’ispezione, nel Palazzo in via Flavia veniva presentato alle organizzazioni sindacali il D.M. di attuazione del D.P.C.M. 121 del 14.2.2014 recante il regolamento di organizzazione del ministero del lavoro. Un incontro tra il rituale ed il surreale a cui la USB non ha di proposito partecipato.
Perché accostiamo i due fatti tra loro?
Cerchiamo di assemblare le tessere del mosaico e scoprire l’immagine che ne esce fuori.
Vediamo un po’:
c’è un decreto di riorganizzazione con il quale viene ridotta la presenza sul territorio degli uffici periferici e ci sono, a livello centrale, 10 direzioni generali tra cui spicca, almeno nella loro nomenclatura, il ruolo di gran rilievo assunto dall’ U.P.D. (ufficio provvedimenti disciplinari);
c’è un coro di assicurazioni tranquillizzanti proveniente sia dall’amministrazione sia dai sindacati sul numero irrilevante di esuberi presso il ministero del lavoro a seguito di tale riorganizzazione;
c’è che questa riorganizzazione con i suoi rassicuranti numeri finirà presto inghiottita dall’istituzione delle due agenzie, quella nazionale del lavoro e quella ispettiva su cui nulla si sa riguardo le modalità logistiche e strumentali che saranno messe in atto né tanto meno sull’armonizzazione dei trattamenti normativi e contrattuali del personale (non illudetevi cari ispettori!!): l’unica cosa certa risiede nel fatto che l’intera organizzazione avverrà senza oneri aggiuntivi per le casse dello stato;
c’è stato lo scorso agosto il varo della riforma Madia della P.A. con i previsti licenziamenti, demansionamenti e mobilità coatta per migliaia di dipendenti pubblici e ciò nonostante ci sono i nostrani “calmieri” di professione a dire “…state sereni dipendenti di tutte le DTL d’Italia, con le agenzie andrete a stare meglio!...” E come mai costoro, anziché dare del terrorista a chi osa nutrire sacrosanti dubbi sulle agenzie, non si chiedono invece: perchè il ministero del lavoro non si è mai dotato di una banca dati unica delle aziende ispezionate come stabilito dall’art. 10 del d.lgs. 124 del 2004? Sarebbe bastato questo strumento, tra l’altro con costi limitatissimi per le tasche dei contribuenti, ad evitare la duplicazione degli accessi;
c’è che con la legge di stabilità appena varata il governo ha cancellato la possibilità di assunzione di 250 ispettori del lavoro, tra cui 70 ispettori tecnici, così come prevedeva il D.L. “ Destinazione Italia” del 2013;
c’è che nella legge di stabilità è invece rimasto inalterato l’aumento consistente delle sanzioni previsto dal D.L. di cui sopra per l’uso di manodopera in nero;
c’è che l’ottimizzazione brunettiana del lavoro pubblico impone di sfornare i numeri e i numeri prodotti dagli ispettori sono calcolati sulla base della quantità delle aziende ispezionate e delle sanzioni irrogate - a tale proposito sarebbe interessante conoscere il numero dei lavoratori complessivamente impiegati nelle ditte sanzionate a seguito di verifica ispettiva, ma neppure con il fantasmagorico sistema gestionale S.G.I.L. con annesso modulo ASIL (a proposito quanto costa tutto ciò ai contribuenti?) tale dato può essere rilevato -;
c’è che come risposta alle rivendicazioni degli ispettori, in primis la loro sicurezza personale, il ministero mette sul piatto la monetizzazione del rischio;
c’è , infatti, che il finanziamento delle indennità (auto, km percorsi, orari disagiati) avviene dalle maggiorazioni sulle sanzioni per un importo massimo di dieci milioni e dalle somme relative alla revoca delle sospensioni sempre per un importo massimo di dieci milioni e c’è che l’entità del finanziamento e le misure delle singole indennità saranno cercate annualmente sulla base delle somme introitate;
c’è, purtroppo, che tutte le c.d. riforme degli ultimi anni hanno mirato a ridurre la presenza dello stato sul territorio alla sua funzione primordiale: quella di tutore dell’ordine costituito, mentre al contempo sono stati cancellati diritti e tutele per i cittadini, soprattutto per quelli delle classi subalterne.
Ora, se“l’attenta attività di intelligence” all’interno dei nostri uffici si concentra essenzialmente sugli artigiani, sui piccoli subappalti, sui piccoli commercianti indebitati con le banche e condannati dalla crisi alla rovina, allora la funzione di vigilanza inevitabilmente viene percepita e collocata all’interno di un sistema di vessazioni inquisitorie e brutali compiute da uno stato garante delle banche e dei detentori di grandi capitali, il quale stato con il preteso della crisi economica utilizza i mali del paese (sprechi, corruzione, evasione fiscale e contributiva, fughe di capitali) non per contrastarli efficacemente e superarli, ma per sottrarsi al controllo democratico per meglio attuare le direttive (diktat!) dei veri gruppi di potere finanziario internazionali.
La fiducia messa su un emendamento (il jobs act) ad una legge delega è solo l’ultimo atto antidemocratico che esautora il Parlamento delle proprie funzioni.
Gli ispettori del lavoro stanno sperimentando a loro spese e sulla loro pelle lo stato delle cose presenti, ci auguriamo quindi che continuino nella loro giusta protesta.
Roma 20 ottobre 2014 Coordinamento nazionale USB- Lavoro