Il piano casa illustrato ieri dal ministro Tremonti ribadisce l’alleanza tra i costruttori e l’attuale governo, sollecitando gli appetiti dell’ANCE e del mondo cooperativo che si candidano a gestire insieme con le fondazioni bancarie come la Cariplo un’idea che guarda alla vendita e non alla locazione.
Invece di favorire una nuova politica delle locazioni e nuova edilizia residenziale pubblica, ancora una volta sarà il mercato a dettare il passo e quei soggetti che vengono individuati come destinatari del piano saranno le inconsapevoli vittime di un’operazione immobiliare che usa l’emergenza per dare nuove chanche ai costruttori e definire una via di uscita dalla crisi delle vendite.
Piuttosto che usare il costruito, si continua a cementificare e si costringe all’acquisto nuove fasce di popolazione destinate ad allargare la soglia degli inadempienti e dei non solvibili.
L’housing sociale viene solennemente proposto come la nuova forma dell’abitare omettendo di dire che il tutto sarà governato dai fondi immobiliari (tipo la FIMIT) e dalle fondazioni bancarie. I piccoli e medi costruttori faranno salti di gioia, mentre il disagio abitativo esporrà sempre più persone a trovare soluzioni illegali o di fortuna. Per non parlare di chi oggi è alle prese con le dismissioni (Colli Portuensi, FATA, ENASARCO) e non si può permettere di optare per l’acquisto.
Sarà creato un fondo presso il ministero delle Infrastrutture per «un piano nazionale per l'emergenza abitativa», dove confluiranno i 550 milioni di euro stanziati dal Governo Prodi. Ci saranno 60 giorni di tempo per aumentare l'offerta di case «da realizzare nel rispetto dei criteri di efficienza energetica e riduzione delle emissioni inquinanti, destinati prioritariamente a prima casa per giovani coppie a basso reddito; per soggetti sottoposti a procedure esecutive di rilascio; a immigrati regolari». Previsto il concorso di capitali privati. L'acquisto dell'alloggio da parte dei nuclei familiari, poi, dovrà avvenire in regime di comunione legale. Previsto anche un piano di edilizia residenziale sociale per abbattere il disagio abitativo e promuovere l'housing sociale.
L’operazione dovrà essere finanziata con “buoni postali”, interventi delle Casse Depositi e Prestiti e project financing con maggioranza di capitale privato, nonché con i fondi stanziati dal governo Prodi.
Mentre si avvia questo fumoso piano si spingono le Regioni a dismettere il patrimonio ex IACP e si subordinano a queste vendite eventuali nuovi piani ERP.
La creatività con la quale si affronta il diritto alla casa trova valida sponda nel decreto del ministro Maroni sui poteri ai sindaci ( in allegato).
Nella nostra città molte famiglie e molti precari si sono organizzati e hanno occupato stabili vuoti per recuperare una casa e una parte di reddito; ora con il decreto Maroni il sindaco Alemanno avrà più poteri del Prefetto e potrà disporre sgomberi di alloggi occupati.
Ben sapendo che il piano casa è un bluff e non inciderà sull’emergenza esistente ci si dispone ad attaccare chi attraverso forme di lotta radicali come le occupazioni ha prodotto una importante pressione nella difesa del diritto alla casa. Come dire che la legalità e la sicurezza si coniugano solo con il concetto di proprietà, tutti coloro che non vogliono o che non possono acquistare un alloggio diventano pericolosi soggetti sociali da contrastare, soprattutto se si organizzano, resistono e non si arrendono alle logiche dettate dal mercato.
Da settembre moltiplicheremo le mobilitazioni per costruire un percorso che ci conduca verso lo sciopero generale del 17 ottobre 2008, che vedrà protagonista chi lotta per la casa e per il reddito.