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Benevento

ASSEMBLEA PUBBLICA PER LA COSTITUZIONE DEL COMITATO A DIFESA DEL SOSTEGNO AL REDDITO E PER L'AUMNETO DEI SALARI

Benevento,

Programmazione e attivazione di un piano di lotta a difesa del Reddito di Cittadinanza, per il lavoro sicuro e garantito, per il salario minimo garantito per legge, per gli aumenti dei salari rapportati all’inflazione reale, per la rivisitazione del sistema pensionistico, per una sanità vicina i bisogni dei cittadini, contro il caro vita, il caro bollette, le speculazioni, gli extra profitti, contro le gabbie salariali e l’autonomia differenziata.

I governi che si sono succeduti nell’ultimo ventennio, compreso quello attuale a guida Meloni, con la complicità dei partiti politici senza distinzione tra centro, destra e sinistra, hanno portato il nostro paese ad essere il fanalino di coda di tutti i paesi ricompresi nell’Unione Europea e l’Italia, tra le altre, è l’unico paese, in tema di aumenti degli stipendi e delle pensioni,  ad avere il segno meno rapportato agli altri paesi dell’unione… se tale dato lo rapportiamo con gli stipendi e pensioni della Germania tale incidenza negativa  si  attesta con un segno meno che varia dal  30 al 35%.

Se tale incidenza negativa, poi, la contestualizziamo rispetto agli aumenti di tutti i beni di prima necessità – pane, pasta, acqua, ettc.-, agli aumenti indiscriminati dell’energia elettrica e del gas, della benzina e del gasolio, e di ogni altro bene  necessario per la nostra sopravvivenza, la questione diventa ulteriormente preoccupante. Difatti tutto ciò, oggi,  non permettono più la conduzione di una vita dignitosa, i cui salari, oltre a quanto si rappresentava prima,  sono stati erosi da un’inflazione che va ben oltre il 15% e quindi il potere di acquisto, per quella grande fetta di popolazione e cittadini,  si è ridotto ai bisogni indispensabili atteso che circa il 60/70% degli stipendi e delle pensioni viene utilizzato per pagare le bollette dell’Enel e del gas, rimane ben poco da poter sbarcare il lunario e mettere in condizioni le famiglie di avere una vita dignitosa.

Se tutto ciò non era stato ben compreso dalle popolazioni, dai cittadini, dai lavoratori e pensionati, oggi registriamo una certa attenzione nel rivendicare migliori condizioni di vita e una maggiore propensione ad essere attivi protagonisti a difesa dei propri diritti… in ciò va detto  che da oltre un ventennio stiamo  subendo le politiche di rigore, peraltro imposte dai diktat dell’unione europea, le cui nefaste conseguenze si sono riversate sui ceti medi e sui meno abbienti, determinando ulteriore arretramento delle condizioni materiali e sociali  dei lavoratori, pensionati e cittadini, facendo cadere nella povertà più estrema milioni di cittadini. Ed è per tali ragioni che dobbiamo ben comprendere in che direzione hanno marciato, e marciano, le scelte politiche governative con la compiacenza di chi avrebbe dovuto mettere un argine a tali derive.

I media, attraverso i loro quotidiani talk show, ci rappresentano scenari ben diversi e ben lontani dalla realtà non contemplando che facciamo finanche fatica di mandare i nostri figli a scuola, che non possiamo curarci per effetto di una sanità ricondotta al collasso, e tante altre questioni che poco attengono all’agenda politica/governativa nel nostro paese…

Eppure ci attaccano e ci dicono che i giovani non hanno voglia di lavorare e che i percettori di reddito sono tutti dei fannulloni;

ci dicono che in questo paese se si vuole il lavoro si trova e che basta averne voglia.

Ci dicono anche che non ci sono i soldi per investire sulla sanità pubblica, sulle case popolari e sulla scuola, che tutti dobbiamo stringere un po’ di più le cinghie, e così via….

Ma quando hanno dovuto finanziare le grandi opere o armare il paese dall’oggi al domani, in una guerra che sta uccidendo gente come noi, aumentarsi i loro stipendi da parlamentari, i soldi ci sono e li hanno trovati subito.

Chi si alza ogni mattina e va a lavorare, chi è in cerca di un’occupazione dignitosa, chi percepisce una pensione minima, gli studenti che prestano mano d’opera gratuita nelle aziende, chi è sotto sfratto o non riesce a pagare il mutuo, i migranti sotto  il ricatto del permesso di soggiorno, chi deve aspettare anni per una visita medica pubblica  sa bene cosa è il paese reale, sa che in questo paese i diritti sono ormai diventati dei servizi, che esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B, che oggi devi imparare ad arrangiarti se vuoi farcela.

Ma noi non vogliamo solo arrangiarci ed è per questo che abbiamo avviato questo percorso aggregativo, perché vogliamo organizzarci per porre rimedio alle derive e cercare di mettere al centro i bisogni dei cittadini, dei meno abbienti, di coloro che sono caduti nella povertà più assoluta.   

Siamo qua anche e soprattutto per parlare del Reddito di Cittadinanza.

La riduzione a soli sette mesi del Reddito di Cittadinanza, in vista della sua preannunciata cancellazione, almeno per tutte le persone considerate in grado di lavorare, riteniamo che è una prospettiva destinata a produrre una forte pressione verso il basso delle retribuzioni e dell’insieme delle tutele del lavoro.

In un paese dove si calcolano almeno 3 milioni di lavoratori poveri (12%), cioè con un reddito annuo al di sotto degli 11 mila euro, e con più di 2 milioni di disoccupati, eliminare l’unica forma di sostegno al reddito che l’Italia, anche in questo ultima in Europa, aveva tardivamente introdotto nel 2019, significa provocare un ulteriore allargamento della povertà.

L’odiosa campagna di stampa contro i percettori di RdC, descritti come parassiti adagiati sul divano, ha lo scopo di obbligare milioni di persone ad accettare lavori precari e malpagati e ad allargare la parte di popolazione ricattabile, per abbassare ulteriormente la soglia dei diritti e delle tutele, a cominciare da quelle sulla sicurezza.

Basti solo considerare i morti sul lavoro nell’ultimo anno.

La cancellazione del RdC, pertanto, senza la reale prospettiva di un lavoro sicuro e garantito si configura come un vero e proprio piano di attacco alle condizioni generali di vita per una parte molto ampia della nostra società e mira a colpevolizzare chi non ha lavoro per costringerlo ad accettare qualsiasi proposta, a qualsiasi condizione e con un salario da fame.    

Questa non è una misura per il lavoro ma per aumentare lo sfruttamento.

Per contrastare questa strategia serve una campagna di massa e di lunga durata che sappia contrastare l’offensiva ideologica e culturale, che riesca a unire tutti i settori sociali sotto attacco e che si articoli in un Piano di lotta ampio e diversificato, che risponda alle tante specificità sociali, territoriali e di genere.

In parole povere noi riteniamo che serve un grande movimento che unisca lì dove si vuole che ci si divida.     Serve un’idea diversa di società in cui il lavoro torni ad essere fonte di dignità ed in cui le persone non siano valutate in base a meri parametri economici, ma in base ai dettami costituzionali.

Per questi motivi, abbiamo voluto dare vita, anche nella nostra città e nel nostro territorio, ad un Comitato a difesa del RdC e per il lavoro sicuro e garantito con i percettori del RdC, i disoccupati, le lavoratrici e lavoratori a basso reddito, i pensionati, gli abitanti dei quartieri popolari, i cassaintegrati, i precari e gli studenti.

Un Comitato che metta insieme la parte viva della società, gruppi e associazioni, movimenti e organizzazioni, disposti a battersi contro la cancellazione del RdC, contro l’attacco alle nostre condizioni di vita e di lavoro, per il salario minimo garantito per legge, contro ogni forma di povertà, di denigrazione e sfruttamento.

Sono innumerevoli le forme di lotta che possiamo mettere in campo per contrastare tutto quanto ci siamo detti, per avviare la campagna e promuovere la protesta con l’obiettivo di allargarla e farla diventare una grande battaglia di popolo.

La prima iniziativa in tal senso è stata già individuata per il prossimo 4 Febbraio, con una manifestazione a Benevento con presidio e sit-in, ore 10,00, al mercato rionale di S. Colomba in contemporanea con le manifestazioni nazionali organizzate in tutte le Province d’Italia.