Il giorno 13 di ottobre 2014 i lavoratori e le lavoratrici dipendenti di ATAM S.p.a. patrocinati all’Unione Sindacale di Base Lavoro privato nonché i tanti dipendenti che in quell’azienda condividono in piena autonomia e coscienza la nostra lotta, si asterranno dal lavoro per 8 ore per protestare contro la negazione del diritto alla rappresentanza e della democrazia in azienda e contro l’accordo del 16 giugno 2014.
Dopo lo sciopero del 15 di settembre che ha visto una massiccia partecipazione da parte dei lavoratori e delle lavoratrici, l’USB è costretta, a seguito la decisione dell’azienda di non accettare le richieste di 180 dipendenti su 321, a proclamare un ulteriore sciopero di 8 ore.
Una vertenza,questa di ATAM, che non trova mediazionepositiva e che resta contornata da aspetti gestionali e organizzativi che stanno fiaccando la pazienza dei dipendenti.
I lavoratori e le lavoratrici sono stanchi di chi nasconde dietro lo spettro del fallimento,le palesi inadempienze contrattuali e di legge che nello specifico riguardano:
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- · la mancata liquidazione dei salari arretrati afferenti l’anno 2013;
- · l’aumento delle flessibilità e produttività senza regole per il personale viaggiante;
- · l’interpretazione unilaterale e bizzarra degli obblighi contrattuali con riferimento alle flessibilità delle mansioniproprie dei profili che sconfinano nel demansionamento;
- · l’illegittimo utilizzo dello straordinario per soddisfare le esigenze di servizio (ma non c’era personale in esubero?) in presenza del Contratto di solidarietà di Tipo B.
Stanchi di subire gli effetti dell’inutile e vigliacco Piano di rientrocome il taglio del salario pari al 9% dell’orario contrattualizzato e il 25% di quello aziendale, in ragione del fatto che tutti i soggetti coinvolti dalla crisi, Regione, Comune, creditori, azienda e sindacato complice in primis, sono consapevoli che l’azienda si salva solo se la Regione Calabria assolverà ai suoi obblighi e agli impegni assunti a cospetto dell’USB riguardo la definizione dei crediti pregressi ovvero di attivare un percorso che garantisca formalmente l’impegnoper evitare il fallimento dell’azienda,e se il Comune di Reggio Calabria farà la sua parte ricapitalizzando l’impresa in caso contrario tutti i sacrifici richiesti al personale saranno inutili e servono solo a giustificare l’operosità di un management che ha gravissime responsabilità nella vicenda.
Un modo per ritornare ad essere vergini sostenuti in questa azione dalle OO.SS concertative che da anni cogestiscono in promiscuità l’azienda con i risultati che tutti conoscono.
USB Lavoro privato, nel ribadire che il Piano di rientro deve essere sospeso e che è urgente garantire ai lavoratori le spettanze arretrate, chiede l’apertura di un confronto serio e costruttivo allo scopo di elaborare un nuovo Piano industriale condiviso, ma sarebbe meglio dire un nuovo modello organizzativo e gestionale, che realizzi l’equilibrio finanziario dell’impresa ma che si qualifichi anche come base per il rilancio dell’azienda e garantedei diritti contrattuali e normativi dei dipendenti e del diritto alla mobilità della costituente Area Metropolitana.Federazione provinciale Reggio Calabria