L’incontro di venerdì scorso presso la sede regionale è certamente servito da una parte a dare un minimo di tranquillità ai dipendenti di viale Regina Margherita sul loro futuro dal punto di vista logistico e di questo abbiamo dato atto ad entrambe le direzioni impegnate ad evitare per quanto possibile ulteriori scombussolamenti.
Dall’altra però non è servito a rasserenare gli animi esacerbati dal nuovo indegno taglio alle retribuzioni dei lavoratori di Viterbo, Latina, Frosinone, Appio, Tiburtino e Casilino nella misura del 20% (con strascichi relativi all’anno 2015 sulla stessa sede regionale).
La cosa sconcertante è che tutti i direttori delle sedi interessate avevano asserito a più riprese che questa volta non ci sarebbero stati problemi sul raggiungimento degli obiettivi e dunque sul pagamento dell’incentivo speciale, legato alla qualità. Si è visto. Tra inganni ed alchimie, indicatori numerici per nulla attendibili ed una consulenza preponderante mai realmente misurata, la cosiddetta efficienza organizzativa e la qualità delle prestazioni non collimano ed anzi vanno l’una a detrimento dell’altra.
Un vero corto circuito, rispetto al quale il direttore regionale ci ha comunicato che ha già provveduto ad inviare un’apposita relazione in DG per neutralizzare questi effetti palesemente negativi e senza che i lavoratori debbano giustificarsi di nulla. Perché ci mancherebbe solo questo.
Più di qualche perplessità ha invece suscitato la proposta riorganizzativa, in verità molto nebulosa, che prevede l’ennesimo miglioramento dei servizi sul territorio, in attesa di misteriose circolari attuative di prossima pubblicazione.
Queste circolari si dovrebbero occupare in maniera articolata e specifica delle attività da svolgere sulle due strutture delle tre regioni interessate, con competenze tutte da definire. Già, perché ora si parla apertamente di 23 regioni e non più soltanto di 20.
La separazione del piano budget dovrebbe avvenire in tempi rapidissimi mentre il programmato miglioramento (tuttora ipotetico) dei servizi sarebbe realizzato con strumenti di facile accessibilità utili a reperire risorse, com’è stato illustrato senza molta chiarezza dalla recente videoconferenza sui cosiddetti nuovi servizi digitali.
La direttrice di coordinamento metropolitano è apparsa nel merito molto fiduciosa ed ha parlato di una ennesima scommessa da vincere, di una sfida innovativa che al momento non prevede spacchettamenti e di un percorso che ora va comunque intrapreso insieme. Per andare dove non è dato sapere.
Al di là delle solite chimere, quello che oggettivamente preoccupa è la spaccatura sempre più evidente in regione, peraltro già istituzionalizzata, mentre il personale gira a vuoto in attesa di delucidazioni che presumibilmente arriveranno in estate.
Per non parlare della terrificante duplicazione delle posizioni organizzative, vera e propria miscela esplosiva, sia perché riaprirebbe il solito indecoroso mercato delle clientele tanto caro ad alcune OO.SS. concertative, sia perché di fatto sottrarrebbe altro personale alle sedi che peraltro si trovano in ginocchio. Insomma, sarebbe come spargere benzina sul fuoco.
Su questa base, non si riesce a comprendere che tipo di collaborazione (ma forse sarebbe più corretto parlare di collaborazionismo) si reclama e con quale serenità o leggerezza il personale dovrebbe accogliere questa cornice vuota di contenuti.
Per ritornare coi piedi per terra e parlare di problemi concreti, abbiamo rinnovato in chiusura la richiesta di prevedere, all’ordine del giorno della prossima riunione, l’emergenza Tivoli e la mancata valorizzazione delle nostre strutture sociali.