Oltre 160 euro annui in più spenderemo per l’effetto combinato della riduzione di un punto dell’IRPEF e dell’aumento di un punto dell’IVA, senza contare gli aumenti dei servizi locali conseguenti al taglio dei finanziamenti alle regioni e ai comuni.
Sembra di assistere ad una moviola infinita; si era detto che l’epoca delle leggi finanziarie e delle successive manovre correttive fossero ormai solo un ricordo del passato ma i sublimi professori del governo Monti non ne azzeccano una, ma c’è poco da sorridere il conto lo paghiamo sempre noi.
Una volta è lo spread: per abbassarlo di poco si è varata la prima manovra, Salva Italia, che ha stabilito un taglio annuale di circa 50 miliardi alle spese statali per i prossimi 20 anni; subito dopo la spending review, che impone il taglio del 10% dei dipendenti pubblici; poi arriva il Fiscal Compact che impone il pareggio di bilancio e subito il nostro parlamento lo introduce nella Carta Costituzionale cosicchè si rende necessaria questa nuova manovra elegantemente chiamata Legge di Stabilità, altri 11,6 miliardi di tagli che per la metà rappresentano ulteriori pesantissimi tagli alle risorse degli Enti Locali e della Sanità, completano il quadro un altro taglio del 10% ai contratti d’appalto e alle forniture di beni e servizi, dopo quello già attuato del 5% che sta portando al collasso la funzionalità dei servizi oltre che il salario e le condizioni dei lavoratori in essi impiegati.
Vittime sacrificali, oltre ai cittadini meno abbienti, i dipendenti pubblici che, senza contratto ormai da 3 anni non lo avranno fino al 2014, senza neppure la miseria dei 10 euro di vacanza contrattuale, mentre l’ISTAT stima il 4% di perdita del potere d’acquisto dei salari e tra i 6.000 e gli 8.000 euro la perdita complessiva subita dai dipendenti pubblici nel corso degli ultimi anni.
Ma non basta, per effetto di questa nuova manovra finanziaria l’aumento dell’orario di insegnamento da 18 a 24 ore frontali, comporterà la perdita del lavoro per oltre 6.400 insegnanti precari mentre gli studenti avranno un aumento delle tasse regionali per il diritto allo studio, da 93 a 140 euro.
Per completare il quadro, mentre alla Chiesa viene risparmiata l’IMU, Monti non si vergogna di tagliare il 50% delle retribuzioni per i permessi ex Legge 104 usufruiti per assistere familiari diversi da coniugi e figli. I genitori non autosufficienti? Che si arrangino, questo non è un paese per vecchi!
Ma l’ultima ciliegina è costituita dal taglio delle deduzioni e delle detrazioni, con un franchigia di 250 euro ed un tetto massimo di 3.000 annuo, retroattiva, cioè calcolata a partire dall’anno in corso!
Altro che riduzione delle tasse! E’ un altro forte salasso che, unito alle finanziarie di Tremonti, stanno creando un forte impoverimento tra chi un salario ce l’ha e portando alla disperazione precari/e disoccupati/e e pensionati al minimo.
Eppure si continua a tagliare la spesa pubblica, a togliere diritti ai lavoratori e ai cittadini. E mentre la politica continua ad offrire spettacoli squallidi ed indecenti, Il governo dei tecnici si guarda bene dal mettere mano a vere normative anticorruzione, il cui costo 60 miliardi l’anno è pari ai tagli alla spesa pubblica, o a pervenire ad un accordo con le banche svizzere per scovare far rientrare in Italia i capitali illegalmente esportati, tassandoli al pari di tutti i gli altri lavoratori e cittadini.
La recessione continua in tutta Europa con il record di quattro milioni di posti di lavoro persi ma le uniche misure prese dalla UE finora sono state destinate al salvataggio delle banche, quelle stesse che al tempo delle vacche grasse hanno accumulato ingenti profitti e che oggi presentano a noi il conto delle loro speculazioni.
Sacrifici e privatizzazioni , disoccupazione e precarietà, riduzione dei diritti dei salari e delle pensioni per pagare un debito di cui non siamo responsabili e che ha garantito enormi profitti agli speculatori di ogni risma: è veramente arrivata l’ora di dire basta, di mobilitarsi contro i diktat europei, contro le logiche del mercato, per ricostruire uno stato sociale degno di questo nome, per uno sviluppo sostenibile che coniughi difesa del lavoro con la difesa dell’ambiente, per le nazionalizzazioni delle imprese strategiche contro l’abbuffata delle privatizzazioni.
Per questo saremo in piazza il 27 Ottobre, nella manifestazione che ha indicato con chiarezza gli obiettivi della lotta: contro le politiche di Monti oggi e domani, sotto qualunque nuova/vecchia maggioranza si presentino, contro i trattati e le istituzioni europee che stanno affamando intere nazioni, come dimostrano la Spagna e la Grecia.