Come purtroppo c’è toccato altre volte evidenziare, la “solerte” Direzione Generale per l’attività ispettiva da quando è nata, nel 2003 a seguito della legge 30, non ha mai tradito la sua missione: rendere “compatibili” (eufemismo) i controlli ispettivi con le esigenze delle imprese. Abbiamo visto infatti in questi anni, attraverso le innumerevoli circolari e note interpretative, dare agli ispettori indicazioni operative sempre più sbilanciate verso i “datori di lavoro” e quindi sempre più limitative della funzione di vigilanza, a volte addirittura andando oltre la permissiva (per le aziende) legislazione neo liberista.
L’articolo 6 comma 12 del D.L. n. 78/2010 (manovra economica), relativo alla riduzione dei costi degli apparati amministrativi, stabilisce che l’articolo stesso non si applica alla spesa effettuata per lo svolgimento dei compiti ispettivi.
Ciò nonostante la Direzione Generale scrive, nella nota circolare del 9 giugno, di aver ricevuto moltissime richieste di chiarimento sul punto, peraltro già chiaro, e non potendo interpretare ciò che non è interpretabile, coglie l’occasione per raccomandare, comunque, un uso oculato del mezzo proprio.
Quanto basta ad alcuni rampanti direttori degli Uffici periferici affetti da “sindrome da tagli” all’ultimo stadio (forse gli stessi che hanno formulato i quesiti) per redigere ordini di servizio in cui, nel raccomandare le “raccomandazioni” del dott. Pennesi, lasciano intendere che fino ad ora gli ispettori hanno abusato della richiesta all’uso del mezzo proprio; adesso invece la musica cambia e dovranno motivare dettagliatamente tale richiesta con le particolari condizioni geografiche del territorio, l’assenza di mezzi pubblici per raggiungere le aziende da ispezionare e così via, come del resto stabilisce la circolare della D.G.A.I.
Evidentemente il governo che, al di là della propaganda, ama i controlli come il prete ama il cane in chiesa, nell’escludere dai tagli alla spesa chi svolge compiti ispettivi sapeva già, per quanto riguarda il Ministero del Lavoro, di poter contare sulla puntuale solerzia della Direzione Generale per l’attività ispettiva e, a cascata, dei direttori delle Direzioni Provinciali, in modo tale da rendere ancora più difficile la vita professionale degli ispettori del lavoro e ancora più problematici i controlli sui territori.
Allora l’aver escluso dai tagli di spesa l’attività ispettiva è, in definitiva, una ipocrisia. Del resto, senza nulla togliere all’importanza della questione del mezzo proprio, invitiamo i colleghi a riflettere su un punto, questo: quando l’ accordo alla Fiat di Pomigliano d’Arco con le deroghe a tutto: legge sull’orario di lavoro, contratto collettivo nazionale, statuto dei lavoratori, costituzione, diventerà un modello per tutto il sistema industriale - ed infatti è stato presentato come l’avvio di una nuova era per tutta l’industria - che cosa resterà da ispezionare agli ispettori?
Saranno esclusivamente conciliatori, certificatori, arbitri, consulenti: insomma per l’anello più debole della catena, cioè i lavoratori, poco meno che dei Kapò.
Di questo - ci permettiamo di dire - la Cgil dovrebbe soprattutto preoccuparsi. Il 22 giugno gli operai Fiat saranno costretti con la pistola puntata alla tempia a dover scegliere tra la forca e la ghigliottina per dire sì a un accordo che li consegna a condizioni di lavoro servile. Ma quante regalie, quante esenzioni, quanti finanziamenti diretti dallo Stato ha ricevuto per decenni la Fiat ? Quanti capitali e macchinari ha portato all’estero?
Allora che restituisca allora allo Stato gli stabilimenti che non sa o non vuole far funzionare e senza indennizzo: i lavoratori e la collettività hanno già dato! In fondo la soluzione non sarebbe poi così difficile.
Roma, 22 giugno 2010 RdB P.I. Coordinamento Nazionale Lavoro e P.S.