L'audizione del direttore dell'Agenzia entrate in Parlamento, se non è viziata da una clamorosa dimenticanza, rivela una precisa direzione che l'Agenzia intende assumere, anzi confermare, nella gestione del personale.
In quella audizione il direttore Befera rivendica maggiore autonomia per la sua Agenzia e avanza precise richieste al Parlamento.
Una di queste richieste riguarda una sorta di sanatoria relativamente all'attribuzione degli incarichi dirigenziali ai funzionari, pratica secondo noi - e anche secondo il TAR - troppo abusata.
Abbiamo ripetutamente sostenuto che i dirigenti devono essere regolarmente reclutati con concorsi pubblici perché queste figure condizionano il buon funzionamento dell'amministrazione e quindi devono essere autonome e indipendenti.
Su questa materia ci siamo ampiamente espressi e rimandiamo ai nostri precedenti comunicati.
Il direttore ha poi chiesto di poter assumere altro personale, forzando i limiti imposti dal blocco del turnover.
Questa è una richiesta che condividiamo, perché contro il blocco del turnover ci siamo spesi in tantissime iniziative e questa richiesta è stata sempre inclusa nelle nostre piattaforme di lotta.
Sulla Pubblica Amministrazione e quindi anche sulle Agenzie fiscali, si deve investire se si vuole garantire la crescita del Paese.
E non sarebbe male se si indicasse chiaramente, anche per dare un segnale preciso agli evasori fiscali, che le risorse per le nuove assunzioni derivano proprio dalla lotta all'evasione fiscale.
Sulla materia delle nuove assunzioni casomai, chiediamo di individuare anche risorse per potenziare il settore dei servizi, dato che fin qui si è provato ad ampliare la capacità di erogarli solo con l'aumento esponenziale dei carichi di lavoro e la dilatazione dell'orario di apertura degli sportelli.
Purtroppo però, nell'audizione del dott. Befera manca ogni riferimento, implicito o esplicito alle lavoratrici e ai lavoratori della seconda area funzionale.
Non crediamo sia una dimenticanza, quindi riteniamo sia la conferma di una tendenza già peraltro conclamata.
L'Agenzia - è brutto dirlo - considera il personale della seconda area funzionale come una risorsa minore, sulla quale e per la quale non vale la pena chiedere alla politica, al Parlamento di investire risorse.
Eppure il direttore non può ignorare che in dodici anni di storia delle Agenzie non è mai stato fatto fin qui alcun passaggio verticale secondo le procedure previste dal vigente CCNL Agenzie fiscali (riqualificazioni e passaggi d'area risalgono ai tempi del vecchio contratto Ministeri).
E non può neppure ignorare che nel 2007 l'Agenzia aveva assunto l'impegno di prevedere percorsi professionali verso la terza area, per arrivare secondo i nostri auspici almeno al 50% del personale nel frattempo arrivato dall'esterno.
Si tratterebbe di circa 5000 passaggi verticali, a fronte dei quali per ora è in piedi una procedura di 2000 passaggi che per di più si presenta ostica e complessa, ben più di quanto appaia una procedura d'interpello per l'assegnazione di funzioni meglio remunerate.
Non aver fatto alcun accenno alla rimozione degli ostacoli contabili e legislativi che impediscono di fatto gli sviluppi professionali entro e tra le aree: questa è la vera mancanza rivelatrice dell'audizione del 31 gennaio scorso, alla quale abbiamo già brevemente fatto cenno nella nostra nota inviata proprio al direttore dell'Agenzia e al direttore del personale.
I 13000 dipendenti inquadrati - da sempre e loro malgrado - nella seconda area funzionale hanno una professionalità mediamente molto elevata e anche da loro dipende il raggiungimento degli obiettivi di cui l'Agenzia giustamente si vanta dinanzi al Parlamento.
La materia degli sviluppi professionali dovrebbe essere al centro dei pensieri dell'Agenzia.
La preoccupazione dovrebbe essere quella di stabilizzare altre risorse per aumentare il numero di progressioni economiche e di chiederne di nuove per garantire più ampi sviluppi professionali anche per chi è inquadrato nella seconda area.
Se è giusto chiedere risorse per assumere 1400 nuovi funzionari, ricordiamo che un passaggio in terza area costa all'Agenzia circa un decimo di una nuova assunzione.
La ragione risiede evidentemente nella minore considerazione che si ha verso il personale inquadrato nella seconda area funzionale.
Non si spiega altrimenti il perché di tanto accanimento nel rendere ancora più difficile la preparazione del concorso per i 2000 passaggi, che coinvolgerà quasi 10000 colleghi ai quali è stata indicata una quantità mostruosa di materiale didattico e sono stati forniti esempi pratici che anziché chiarire il tenore della prova scritta la fanno sembrare un ostacolo insormontabile.
Di queste cose l'Agenzia si rifiuta di discutere ancora oggi, 2 febbraio 2012, mentre si presenta al tavolo con una proposta di mobilità volontaria irricevibile e irremovibile: 200 posti in uscita, quando la mobilità volontaria è ferma da tre anni.
In questi atteggiamenti, in questa chiusura a doppia mandata, ritroviamo lo stesso spirito che ha impedito - o fatto dimenticare - al direttore dell'Agenzia di ringraziare esplicitamente le lavoratrici e i lavoratori della seconda area che da anni svolgono mansioni superiori e di denunciare alla politica la vergogna tutta italiana del sottoinquadramento retributivo.
Se si chiede autonomia operativa si devono tenere in debita considerazione tutte le lavoratrici e i lavoratori! Tutte e tutti, nessuno escluso.