La contrattazione per il FUA 2011 si sarebbe formalmente chiusa con la messa in firma, a partire dallo scorso 30 giugno, dell’Ipotesi di Accordo presso la Segreteria del Direttore Generale.
Però, improvvisamente, i Sindacati Confederali si accorgono che le trattative, a cui hanno partecipato e in cui hanno dettato regole e criteri di distribuzione, si sono concluse, come se non ne sapessero nulla o al loro posto ci fossero stati dei gregari o, più verosimilmente, avessero qualche problema a far digerire a iscritti e lavoratori quanto concertato con l’Amministrazione, tanto da chiedere un ulteriore “confronto”.
A prescindere dal risultato, sarebbe salva così l’immagine di un sindacato “combattivo”, a difesa dei diritti e del salario dei lavoratori che ai più ingenui si mostrerebbe come un’iniziativa a sostegno del ruolo assegnato.
La pantomima che si rappresenta, il cosiddetto gioco delle parti, è così evidente da far risultare l’Amministrazione Difesa l’unico responsabile “cattivo” a cui addossare tutte le responsabilità.
La Direzione Generale ne è consapevole (in accordo?) ed esaudisce la richiesta di un’ulteriore confronto, prestandosi di fatto a speculazioni che hanno lo scopo di perseguire le finalità di questo dubbio accordo, per il mantenimento dei rapporti e degli attuali livelli di concertazione.
Comunque sia, non sarebbe inopportuno rivolgere un pensiero a questo Sindacato Confederale che, per non essere troppo cattivi, è alquanto distratto e anche un po’ smemorato, che non risponde alle richieste e ai bisogni dei lavoratori perché molto distante dalla sua base.
Visto che oggi assistiamo a nuove(?) richieste di modifica dell’ipotesi di accordo del FUA 2011, e quindi alla riapertura delle trattative, USB Difesa rinnova la proposta proponendo il congelamento di ogni ipotesi di distribuzione meritocratica del FUS quale rifiuto per le novità contenute nella manovra di bilancio che prevede, tra l’altro, il congelamento della nostre retribuzioni almeno fino a tutto il 2014 e avanza l’ipotesi di azzeramento di tutte le posizioni di privilegio che, spacciate per esigenze dell’Amministrazione e pagate con i soldi dei lavoratori, sono in gran parte frutto di una ormai consolidata pratica clientelare.