Nell’incontro del 12 ottobre per il rinnovo del CCNL 2019-2021 delle Funzioni Centrali si sono registrate timide aperture da parte dell’Aran sui criteri per l’attribuzione delle progressioni economiche all’interno dell’area e sul lavoro agile. Il deciso rifiuto della USB ad accettare la valutazione individuale quale unico criterio per l’attribuzione delle progressioni economiche ha spinto l’Aran a prendere in considerazione anche altri criteri come l’anzianità lavorativa e le prove selettive con test di natura professionale. Sarà la contrattazione integrativa a decidere quali criteri utilizzare oltre alla valutazione, fortemente voluta dal ministro Brunetta. Anche riguardo al lavoro agile l’Aran si è avvicinata alle posizioni della USB, proponendo due articolazioni di smart working: una più legata ad un orario di lavoro definito, l’altra molto più libera, senza vincolo di orario e di luogo, legata agli obiettivi.
A parte questo, il testo del contratto è rimasto quello presentato lo scorso 23 settembre. La USB ha ribadito la netta contrarietà alla nuova struttura della retribuzione proposta dall’Aran che prevede per ogni singola area un unico stipendio tabellare, corrispondente al livello d’ingresso, mentre la parte eccedente relativa alle progressioni economiche ottenute negli anni all’interno dell’area, oggi parte integrale della retribuzione tabellare, confluirebbe in una voce a parte denominata “differenziale stipendiale di professionalità”. La USB ha denunciato il tentativo di mettere le mani su una parte dell’attuale retribuzione tabellare ipotecando così i futuri aumenti contrattuali.
Se dovesse passare la proposta dell’Aran in futuro l’aumento contrattuale potrebbe essere calcolato solo sulla nuova retribuzione tabellare corrispondente al livello base dell’area, lasciando senza rivalutazione la parte relativa alle progressioni economiche che oggi, ribadiamo, è invece parte integrante della retribuzione tabellare. Un vero e proprio furto ai danni dei lavoratori e delle lavoratrici, se dovessero concretizzarsi i nostri timori.
Ma c’è dell’altro. Gli attuali livelli economici sarebbero aboliti e, al loro posto, l’Aran propone d’introdurre i “differenziali stipendiali di professionalità”, il cui numero ed importo dovrebbero essere definiti dalla contrattazione collettiva. Tali differenziali stipendiali di professionalità si andrebbero a sommare alla parte estrapolata dalla retribuzione tabellare e corrispondente alle precedenti progressioni economiche ottenute all’interno dell’area. Ma ecco la seconda fregatura, soprattutto per chi si trova al livello iniziale dell’area, perché per ottenere una progressione economica il lavoratore si troverà a competere con tutto il personale dell’area e non più com’è oggi con i lavoratori appartenenti al suo stesso livello economico. Il lavoratore oggi collocato al livello apicale dell’area potrà invece ricominciare ad accumulare progressioni economiche ma sempre entrando in competizione con il resto del personale dell’area.
Il sistema proposto dall’Aran esaspera la competizione e determina ingiustizie. Finora solo la USB ha bocciato in modo chiaro la proposta avanzata dall’Agenzia negoziale del pubblico impiego, evidenziandone le contraddizioni e i pericoli.
Allo stesso modo la USB ha manifestato un’evidente delusione per una proposta di sistema di classificazione che si colloca in continuità con il precedente, con l’unica novità della quarta area, introdotta da Brunetta per legge, alla quale si dovrebbe accedere con laurea magistrale e ulteriori titoli come il dottorato, rappresentando probabilmente nelle intenzioni del legislatore e delle amministrazioni una sorta di vice dirigenza.
La USB ha espresso un forte rammarico per l’incapacità delle organizzazioni sindacali di costruire una proposta comune di nuovo sistema di classificazione, dopo le roboanti dichiarazioni all’inizio dei lavori della Commissione paritetica prevista dal precedente contratto, quando sembrava si volesse arrivare a definire un ordinamento professionale innovativo, che proiettasse il Comparto nel futuro e risolvesse i tanti problemi rimasti senza risposta per anni.
Invece si ripropone una prima area prettamente operativa, che difficilmente trova collocazione e giustificazione nell’attuale organizzazione del lavoro delle amministrazioni del Comparto. Una seconda area detta degli “assistenti”, all’interno della quale si prevede di poter assegnare incarichi di coordinamento così da aprire anche in quest’area il mercato clientelare delle funzioni indennizzate. Una terza area dei “funzionari” in continuità con l’attuale e la quarta area di cui ci siamo occupati in precedenza. All’interno delle singole aree le mansioni risultano equivalenti, fungibili ed esigibili in relazione alle esigenze organizzative, quindi niente di nuovo sotto il sole. Le amministrazioni potranno continuare a sfruttare i lavoratori senza che questi possano invocare l’esercizio di mansioni superiori.
Resta da verificare come sarà applicata la norma transitoria prevista dal DL 80/2021, che prevede la possibilità di passaggi di area in deroga al possesso del titolo di studio richiesto per l’accesso dall’esterno. USB ha chiesto che ci sia la possibilità di poter utilizzare le graduatorie per un periodo di tempo utile a far transitare nell’area superiore tutti i mansionisti, così da sanare una volta per tutte un fenomeno che si trascina da anni e che ha spesso mortificato le aspettative e le giuste rivendicazioni delle lavoratrici e dei lavoratori interessati.
USB non cede di un millimetro e continuerà a lavorare fino all’ultimo giorno di contrattazione per strappare risultati positivi e arrivare a costruire un buon contratto. Nelle prossime settimane sarà convocata una nuova assemblea online per fare il punto sulla situazione, ma sicuramente lo sciopero dell’11 ottobre è stata una tappa importante, perché la questione contrattuale è stata messa al centro dell’iniziativa di protesta del pubblico impiego che si è svolta a Piazza Vidoni a Roma, davanti al Ministero per la pubblica amministrazione, accanto alla rivendicazione del rispetto della dignità dei lavoratori pubblici e della difesa della salute e della sicurezza nei posti di lavoro.
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