Ieri un bimbo di prima elementare è precipitato per 10 metri dalle scale di una scuola elementare di Milano. Le sue condizioni sono molto gravi e non possiamo nemmeno immaginare cosa stiano vivendo i genitori che lo avevano mandato a scuola, un luogo che dovrebbe proteggerlo ed educarlo, e ora non sanno se sopravviverà alla caduta. È una vicenda che ci lascia sgomenti. Al bimbo e ai genitori va tutta la nostra vicinanza.
Non sta certo a noi definire le responsabilità individuali in questa triste vicenda. Conosciamo però le responsabilità istituzionali e intendiamo denunciarle.
Sappiamo che le scuole da anni soffrono di una carenza di docenti e personale ATA devastante.
Sappiamo che, soprattutto nelle scuole primarie e dell'infanzia, a causa dei tagli e della precarietà scientemente operate da chi ci governa e ci ha governato negli ultimi decenni (governi di destra, di cosiddetto centrosinistra, gialloverdi che fossero) non ci sono abbastanza docenti e collaboratori scolastici per garantire la sicurezza dei bambini e delle bambine.
Sappiamo che spesso noi lavoratori della scuola dobbiamo venire a compromessi con le regole che la sorveglianza di minori impone, perché se non ci sono abbastanza collaboratori e un docente deve controllare anche più di 25 bambini in aula e uno di questi deve recarsi in bagno o di sente male, il rischio di un incidente si fa più che concreto. In una scuola dove sono state eliminate le compresenze, tagliato il personale ATA, limitata in modo estremo la possibilità di chiamare supplenti sui collaboratori scolastici assenti, ridotto i docenti, soprattutto le maestre, ad una precarietà continua e dove non si assumono i docenti necessari al regolare svolgimento dell'attività, l'incidente è dietro l'angolo.
La scuola deve essere un luogo sicuro per gli studenti e i lavoratori.
Episodi gravissimi come quello di Milano non devono e non possono accadere. Per questo è necessario reinvestire seriamente nella scuola, stabilizzare i docenti e il personale ATA, garantire un numero di alunni per classe sensato e gestibile. Nei fatti, smettere di considerare l'istruzione un costo e tornare a investire in essa.
Mettere al centro le persone, i bambini, la collettività e non il profitto.