Con il Jobs act il giudice, verificato che il licenziamento è illegittimo, dichiara risolto il rapporto di lavoro e condanna il datore di lavoro a pagare al lavoratore una indennità pari ad un numero di mensilità corrispondenti alla metà degli anni di lavoro prestati dal lavoratore con un minimo di quattro ed un massimo di ventiquattro.
Peraltro il datore di lavoro disonesto se la può cavare offrendo all'atto del licenziamento la metà di quanto potrebbe riconoscere il giudice; e se il lavoratore accetta, la cifra è netta e le tasse le paga Pantalone.
Con il Jobs Act il datore di lavoro può demansionare a piacimento i lavoratori e tagliare pure gli stipendi.
Il Jobs Act, nonostante tutte le assicurazioni, si applica sia ai dipendenti privati e sia a quelli pubblici.
Con il Jobs Act il mercato del lavoro funzionerà così:
- il lavoratore disoccupato va al Centro per l'Impiego dove viene “profilato” (cioè viene valutato quanto sia difficile per lui trovare lavoro) e quindi prezzato (letteralmente, gli viene assegnato un importo);
- questo importo è tanto maggiore quanto più è valutato difficile trovare un lavoro a quel lavoratore;
- con questo “voucher” il lavoratore va in un'agenzia , naturalmente privata;
- questa agenzia si incarica di renderlo “occupabile” e cerca di venderlo;
- quando riesce a piazzarlo, l'agenzia incassa il voucher.
Che senso ha, nella modernità di questo disegno, un relitto del passato come il Ministero del Lavoro?
Il Ministero del Lavoro appartiene ad un'epoca in cui il lavoro era considerato un diritto e le condizioni fondamentali dei lavoratori, i loro diritti erano regolati dalla legislazione sociale.
Oggi le leggi che, in oltre venti anni di governi liberisti, hanno svuotato di senso e competenze gli uffici del ministero, giungono alla sua soppressione di fatto.
Di fatto, perché formalmente non si può: ce lo impediscono i trattati internazionali.
Ma il centro di potere, sotto il diretto controllo dell'esecutivo, che si avocherà il ruolo di direttore d'orchestra delle politiche del lavoro nel paese, che semmai avocherà a sé il controllo di funzioni oggi decentrate, potrà pure continuarsi a chiamare ministero del lavoro, ma sarà tutt'altra cosa.
Si, ma i dipendenti del ministero del lavoro, quelli che in questi anni hanno visto progressivamente svilire il loro ruolo e la loro funzione, che hanno visto peggiorare le loro condizioni di lavoro e le loro retribuzioni reali, quelli che di fronte ad una quotidianità avvilente sarebbero pronti ad accogliere qualunque cambiamento come un segno di speranza, che fine faranno?
C'è l'Agenzia Unica dell'Ispezione del Lavoro, vista da una parte del personale ispettivo come una soluzione ai problemi irrisolti della funzione.
Peccato che l'idea di agenzia presentata dal governo vada esattamente nella direzione che negli ultimi dieci anni ha ridotto gli ispettori a gabellieri e sbirri, tranquillamente sostituibili con guardie di finanza, carabinieri, polizia e, perché no, polizia municipale.
Peccato che l'Agenzia si deve fare a costo zero, anzi a spese degli istituti, che devono mettere gratuitamente a disposizione sedi e strutture.
Peccato che di piattaforma informatica, di mezzi e strumenti informatici non si parli e non si preveda la spesa...
Poi c'è il personale amministrativo.
Come sarà selezionato il personale che transita nell'agenzia?
Viste le 18 (magari, 22, 23) sedi, si deve parlare di mobilità o di deportazione?
Che fine fa il personale che non transita nell'agenzia?
(e stiamo parlando non solo di quello delle DTL e DIL ma anche di quello dell'amministrazione centrale che sino ad ora governa i territori)
Il governo dice che passerà in ruolo sovrannumerario presso INPS, INAIL e Prefetture.
Peccato che le Prefetture stanno per essere soppresse e sostituite con quaranta Uffici Territoriali di Governo dislocati, venti, nei capoluogo di regione e gli altri 20 nelle aree a più alta densità criminale.
Peccato che il ruolo sovrannumerario non esista neanche più nell'ordinamento giuridico italiano e che gli istituti non abbiano praticamente carenze d'organico.
Peccato che questa operazione avvenga nel momento in cui il governo Renzi da il via ad una gigantesca operazione di “sgrassatura” della pubblica amministrazione in cui il grasso che cola sono i dipendenti della stessa pubblica amministrazione.
Peccato che i dipendenti del ministero rischiano di essere invitati dal governo alla danza macabra della sedia, in cui, al termine della musica, qualcuno resta in piedi.
Come USB non ci rassegniamo ad un paese che sostituisce il diritto del lavoro con l'arbitrio del padrone.
Crediamo che lo stato sociale - quello che esiste perché conquistato dai lavoratori, quello che c'è per garantire i diritti - debba essere difeso e ricostituito.
Diciamo che, non solo le Direzioni Territoriali del Lavoro debbano restare, ma che debbano essere ripristinare le competenze che in questi anni sono state sottratte.
Diciamo e pretendiamo che il ministero non giochi con la vita ed il futuro dei dipendenti e risponda ora e subito alle nostre domande.
IL GIORNO 20 APRILE 2015
ASSEMBLEA NAZIONALE A ROMA DI TUTTO IL PERSONALE
L’ assemblea è indetta per l’intera giornata di lunedì 20 aprile e si terrà presso via Flavia in Roma Salone D’ Antona dalle ore 12.00 alle ore 18.00
Roma, 13 ottobre 2015 USB/P.I. Coordinamento Nazionale Lavoro e P.S.