Il decreto sull'ILVA che il Governo si appresta a varare rappresenta un vero golpe istituzionale, che di fatto commissaria la magistratura annullandone le decisioni ed i provvedimenti, in nome del mercato e degli utili di una proprietà che dovrebbe invece restituire ai lavoratori ed alla città anni ed anni di profitti.
Un colpo fortissimo, che archivia la giustizia nel nostro Paese, le cui motivazioni formali fanno riferimento all'interesse strategico nazionale.
Dissequestrando gli impianti di fatto si riconsegna la gestione dell'azienda ai Riva, cioè a chi è in arresto e a chi e latitante: un bel modo di difendere l'interesse nazionale.
Se davvero questa fabbrica è strategicamente così importante per l’Italia, ci chiediamo perché mai anni fa sia stata privatizzata, e soprattutto perché oggi, a fronte di ciò che sta accadendo all'ILVA e a Taranto, non si proceda all'esproprio e alla nazionalizzazione.
Invece, con un atto autoritario che corrisponde ad una militarizzazione del territorio e dell'attività produttiva, si pensa di restituire l'azienda ad una proprietà che non vuole mettere i denari che servono per risanare e bonificare la fabbrica ed il territorio.
L'USB ribadisce che l’unica soluzione possibile, legalmente percorribile ed efficace per i lavoratori, è la nazionalizzazione dell'azienda senza alcun indennizzo, con il mantenimento dei salari e la reale e completa ristrutturazione e bonifica degli impianti e del territorio.
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