La sicurezza dei posti di lavoro deve essere tra le priorità di chi si appresta a governare il paese e non restare una generica dichiarazione d’intenti.
Al Ministero della Giustizia è successo che i risparmi imposti, o voluti da solerti dirigenti, hanno provocato oltre al danno, costi superiori: un vecchio detto napoletano recita: "'O sparagno nun è maje guaragno...".
Stamane, a cinque giorni dall’incendio che ha coinvolto la sede centrale di Via Arenula, l’emergenza non è risolta:
• nei locali e nei corridoi si respira area malsana con la sensazione acre del fumo e gli odori emanati dal generatore a gasolio;
• la rete internet è completamente ferma con il pericoloso accumulo di corrispondenza nel sistema di protocollo Calliope che registra automaticamente gli atti, ma che nessuno può visualizzare;
• i condizionatori sono fuori uso o funzionano a malapena.
In sostanza ai lavoratori della giustizia, oltre ad essere negata qualsiasi possibilità di carriera, è imposta anche la pena accessoria dei rischi sui luoghi di lavoro.
La giustizia, in sostanza, cade a pezzi non solo per la lentezza dei processi ma anche perché la manutenzione dei palazzi, dove essa si amministra, è latitante e in larga maggioranza gli stessi sono disastrati e inadeguati.
I fatti di cronaca sempre più frequenti sono la testimonianza di quanto da tempo USB denuncia inascoltata.
Oggi a disastro avvenuto nel ministero si corre ai ripari senza un progetto di largo respiro ma facendo fronte all’emergenza, il che non meraviglia anzi siamo alle solite (SIC!).
In sostanza, è stato affittato un generatore, per erogare energia elettrica agli impianti, alla modica cifra di “800 euro giornalieri”, peccato sia insufficiente per le esigenze del caso.
La USB P.I. – Giustizia chiederà ancora una volta all’amministrazione, un intervento immediato per sanificare i locali del ministero a tutela della salubrità e sicurezza dei dipendenti e che si avvii una nuova stagione capace di garantire l’incolumità e la salute dei lavoratori nei palazzi di giustizia.