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La Congrega Concertativa e la crisi economica di Crotone

Crotone,

 

 

Sarebbe utile cominciare a raccontare alla cittadinanza chi ha contribuito a creare questo disastro economico e sociale che oggi ci troviamo di fronte.

Innanzitutto, sarebbe utile dire chi negli ultimi 20 anni ha appoggiato le più becere riforme del lavoro, contrattando sempre a ribasso sul salario dei lavoratori. Quando parliamo di questo ci riferiamo allo smantellamento della scala mobile, al pacchetto Treu, alla Legge Biagi, alla legge Dini, alla riforma Fornero fino a giungere al jobs act!!

Una logica dello sterminio sulla classe lavoratrice che va avanti indisturbata da anni fino a spingere i popoli europei alla massima indigenza. Le città stanno diventando dei veri e propri campi di concentramento a cielo aperto. I territori, gli enti, spinti da un patto di stabilità interno allucinante, dai mancati trasferimenti erariali, da pareggi di bilancio inscritti in Costituzione, si vedono sempre più costretti ad aumentare le tasse e a diminuire i servizi, facendo pagare il prezzo alla povera gente. Ma siamo certi che i responsabili di questo sfacelo e del conseguente smantellamento della Pubblica Amministrazione un giorno verranno fuori, e ne vedremo delle belle....

Intanto la chiusura delle Province l'hanno decretata i Sindacati Confederali (quelli appartenenti al CES tanto per intenderci) firmando il documento capestro con Confindustria, all'indomani della famosa lettera del 5 maggio 2001 proveniente dalla BCE (Draghi-Trichet). Tale documento acconsentiva allo smembramento dei pubblici servizi, alla compressione ancor più dei salari, alla mercificazione del lavoro e alla distruzione di quel poco ch'era rimasto di welfare state, e a tutto questo aggiungiamo Ia drammatica riduzione della spesa sociale nell’ultimo decennio. I tedeschi hanno chiesto il sangue dell'italiani, così come quello di tutti i popoli latini e noi abbiamo i maggiordomi al governo che apparecchiano la tavola e i sindacati confederali complici che fanno da curatori fallimentari dei territori dando l'estremo unzione ai lavoratori...

Ed oggi si permettono di manifestare, mischiando le carte in tavola e facendo credere che sono vicini al dramma dei lavoratori e delle loro famiglie.

Crotone, la Calabria, un territorio distrutto, saccheggiato, deturpato fin dentro le fondamenta, una bomba ecologica che staziona nelle viscere della terra. E poi i rifiuti che incombono sulle strade, frutto di un ‘emergenza regionale senza fine che è solo servita ad inghiottire denaro pubblico nel corso degli anni.

Crotone era ricca e vegeta un tempo. Dopo lo smantellamento della chimica di Stato nel ’93 decisa dal governo italiano e la perdita della centralità salariale, si è decretato la morte di questo territorio. L’area di crisi è servita solo a quei pochi che hanno sperperato denaro pubblico, politici, professionisti, consulenti e dirigenti che per 20 anni, in nome della logica dell’emergenza lavorativa, si sono sbranati miliardi di euro provenienti da Roma e dai fondi europei. Rimangono le carcasse delle aziende chiuse dopo le truffe ed un esercito di lavoratori in mobilità ed in cassa integrazione. E’ il fallimento completo di una cosiddetta “classe dirigente” locale, politica, imprenditoriale e sindacale che ha dominato come una cupola sotto l’egida di “area di crisi” lasciando solo macerie. E nel frattempo non si costruivano strade, ferrovie, scuole, ospedali e presidi pubblici, tutto è stato fatto in nome del primato del “privato”, che doveva essere artefice della rinascita. Pochi giorni fa il ministro dell’economia Padoan ha parlato espressamente di “fallimento del mercato”. Questo fallimento da noi ha significato la miseria più nera: chi paga per tutto ciò, visto che i protagonisti di questa stagione sono ancora ai posti di comando?

Organizzano primarie di partito, vanno a braccetto da almeno un ventennio e siedono sugli scarni dello stesso civico consesso. Tutti disorientati, nessuno vuole metterci la faccia, i lavoratori espulsi dal mercato del lavoro non percepiscono gli assegni di mobilità, quelli delle società di servizi protestano davanti alla sede comunale, gli stessi lavoratori dei servizi della provincia non prendono stipendio da mesi. Intanto i negozi storici di Crotone chiudono i battenti, le famiglie emigrano in cerca di fortuna, la tesoreria non fa più aperture di credito per pagare gli stipendi dei lavoratori e l’Ente provincia va verso il dissesto.

Un territorio abbandonato ad un atroce destino, un polveriera pronta ad esplodere. Qui non si tratta di fare inutile moralismo, ma di affermare che la tragedia odierna che attraversa la città di Crotone è il frutto della totale ignoranza dei fatti economici e delle trasformazioni che sono avvenute a livello europeo e mondiale, da parte di una congrega di professionisti, politici, sindacalisti e dirigenti della cosa pubblica che ragionavano, e ragionano tuttora, come se fossimo agli inizi degli anni settanta. Un mondo è cambiato, ma qui questa “congrega” non sembra ancora accorgersene. L’Italia attraversa la peggiore crisi economica dall’Unità d’Italia e la “congrega” concertativa ragiona come se nulla fosse. Questa è la vera tragedia.