All’interno del “pacchetto pubblico impiego”, licenziato ieri dal Consiglio dei Ministri, spicca la norma che prevede la possibilità di bandire concorsi pubblici a titoli ed esami con riserva del 50% dei posti per i lavoratori che abbiano maturato almeno tre anni di contratti a tempo determinato nella pubblica amministrazione.
Per l’USB Pubblico Impiego la soluzione individuata dal Governo è una beffa che, oltre a non dare alcuna garanzia di stabilizzazione del rapporto di lavoro, potrà coinvolgere solo una parte dei precari della P.A. . Restano infatti escluse dalle selezioni le altre forme di lavoro precario (tutti i Co.co.co.), gli esternalizzati, gli interinali e tutti quei lavoratori costretti nella giungla delle partite IVA o delle finte borse di studio) ed il tempo indeterminato inferiore a tre anni.
Secondo elemento dissonante è il tema delle risorse, rispetto al quale il Governo non è intervenuto in nessun modo affidando la questione al 50% delle risorse che si renderanno disponibili dalle cessazioni, con un turn over previsto nei tre anni interessati dalla norma che sarà rispettivamente 20%, 50% e, solo nell’ultimo anno, 100%. In altri termini, le risorse per l’assunzione dei precari saranno solo del 10% il primo anno, del 25% il secondo e del 50% il terzo. Risorse del tutto insufficienti, se si considera che i precari monitorati dal conto annuale della Ragioneria dello Stato nel 2011 (TD, Interinali, LSU, Co.co.co.) contavano oltre 150mila unità.
Quanto ai concorsi, altamente selettivi, come specificato in maniera assolutamente provocatoria dal Presidente del Consiglio, riguardano precari che nella maggior parte dei casi lavorano nelle proprie amministrazioni da ben oltre 3 anni, arrivando anche a 10-15 anni di anzianità, con un’età media che intorno ai 35-40 anni. Questi lavoratori, oltre ad aver già sostenuto in moltissimi casi delle vere e proprie selezioni per titoli ed esami, la vera selezione l’hanno già superata lavorando per anni ed anni, consentendo alle Amministrazioni e agli Enti di svolgere la propria missione garantendo l’erogazione di servizi ai cittadini.
Infine, che fine fanno i precari che non vincono i concorsi riservati nel triennio? Il rischio estremamente concreto è quello dei licenziamenti di massa.
Secondo USB P.I., occorre prioritariamente sbloccare il turn over, per dare alle amministrazioni pubbliche la possibilità di assumere, e stilare un piano complessivo di stabilizzazione che riguardi tutti i precari. Per rivendicare garanzie di occupazione ed assicurare un futuro alla pubblica amministrazione, è necessario reinternalizzare i servizi e tornare ad investire nel welfare.
A sostegno di questi punti l’USB organizzerà iniziative di lotta nei posti di lavoro e nelle piazze, per inchiodare Governo e parti sociali alle loro responsabilità, e chiama il 18 ottobre anche i lavoratori precari del pubblico impiego allo sciopero generale e ad una mobilitazione combattiva.
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