Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno sbraitato per mesi che la soluzione al problema del precariato era vicina e sicura: come dimenticare le dirette video su Facebook, stile guerra del Golfo, per raccontarci minuto per minuto l’andamento delle trattative? Abbiamo ancora negli occhi le assemblee organizzate in tutta Italia dai sindacati collaborazionisti, in cui si promettevano azioni forti per difendere i diritti dei precari, si gridava all'affronto e allo scandalo, veniva indetto uno sciopero per poi ritirarlo. Questo lo spettacolo, una vera farsa, che si è chiuso ieri con un accordo vergognoso tra sindacati gialli e Miur, che possiamo sintetizzare in pochi semplici punti:
1) niente PAS e, quindi, niente abilitazione per accedere alla seconda fascia delle graduatorie d’istituto nel 2020;
2) concorso riservato selettivo in ingresso ed uscita per un numero di posti ridicolo (24000) ed altrettante briciole (24000) per il concorso ordinario quando le nostre scuole hanno bisogno di almeno 200.000 “precari fissi” ogni anno;
3) nessuna soluzione per i docenti vincitori di concorso ed idonei di infanzia, primaria, secondaria, che potranno solo scegliere nel 2020 di andarsene in una provincia del Nord, con un meccanismo simile a quello della 107, per non tornare mai più a casa e andare a rimpolpare le fila degli esiliati.
Ancora una volta i lavoratori possono vedere con i propri occhi a cosa porta la tanto decantata concertazione: un accordo a perdere che umilia i lavoratori precari – che da anni consentono il funzionamento della scuola pubblica statale – e prevede miseri 24000 posti per un concorso ordinario che vedrà la partecipazione di migliaia di aspiranti, mentre 200.000 supplenti stanno entrando anche quest’anno nelle scuole.
Nessun riferimento nell’accordo alla trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto, che da solo libererebbe più di 100.000 posti comuni e almeno 50.000 di sostegno, utilizzabili per le immissioni in ruolo dal 1 settembre 2020, garantendo anche i precari GaE infanzia e primaria, men che meno ci sono passaggi sull’aumento del tempo pieno al Sud ed interventi strutturali per garantire la continuità didattica e il ritorno dei docenti esiliati al Nord.
Una Caporetto del sindacalismo giallo spacciato per grande accordo sindacale, il solito risultato che rivela l’assenza di un cambio di passo vero da parte del nuovo Ministro.
Crediamo che per chi lavora nella scuola sia arrivato il momento di ritornare ad un vero protagonismo. Bisogna aprire una stagione di lotte per ottenere investimenti nella scuola e finalmente cambiare passo rispetto ai governi e alle politiche di smantellamento della scuola pubblica statale degli ultimi vent’anni.