Punto e a capo. Si riparte questa volta con due interlocutori diversi, il direttore regionale del Lazio e la direttrice di coordinamento metropolitano, che abbiamo incontrato lunedì scorso, per ora nello stesso stabile di viale Regina Margherita. Ad onore di cronaca va subito rammentato che la nostra O.S. si è sempre mostrata contraria a questa spaccatura, sollevando seri dubbi e perplessità fin dall’inizio. Ma staremo a vedere.
Vero è che la capitale ha un carico di lavoro importante rispetto ad altre realtà, tuttavia quella predefinita dai vertici dell’amministrazione non sembra la strada giusta da percorrere anche perché si vanno di fatto a incrementare le difficoltà. La direttrice di coordinamento è apparsa comprensibilmente spaesata, essendo stata catapultata nella pratica della quotidiana catena di montaggio in una fase di totale apprendimento rispetto alle precedenti attività lavorative svolte in DG, rimandando e non poteva essere altrimenti il confronto a momenti più concreti.
Pur trattandosi di esperienze professionali molto diverse il direttore regionale ci ha tenuto a sottolineare che nel complessivo disegno strategico e organizzativo (di là da venire) esse sono complementari al punto che il Lazio potrebbe anche assurgere a modello di riferimento col sostegno e la collaborazione delle OO.SS. (?) Resta il fatto che molte attività sono completamente da rivedere e preludono la separazione, suscitando in primis le legittime preoccupazioni dei dipendenti che sono di stanza al regionale.
A questo proposito, entrambi i direttori ci hanno comunque assicurato che non dovrebbero esserci grossi problemi perché, con una fotografia della situazione, si cercherà di venire incontro alle esigenze di tutti evitando inutili spostamenti. Nell’augurare loro buon lavoro, abbiamo stringatamente ma in maniera incisiva riassunto le nostre priorità in attesa di risposte a breve e medio/lungo termine, partendo innanzi tutto dall’organico ormai in caduta libera (circa 2.600 unità al 31.12) ma, quel che è peggio, senza che oggi si intraveda uno spiraglio di luce. Una particolare e inderogabile attenzione va poi rivolta a tutto ciò che concerne la sicurezza del personale, specie per i dipendenti addetti agli sportelli sui quali preme ogni giorno una massa di utenti inferociti, mentre il raggiungimento dei troppi obiettivi prefissati da parametri senza senso (sui quali lo stesso direttore regionale ha poi convenuto) ha portato il livello stress oltre la soglia di guardia.
Su questo tema siamo stati chiari: corriamo il rischio concreto di partecipare a nuove commemorazioni se non si corre subito ai ripari (e in realtà siamo già in ritardo) perché a nostro avviso la salute viene comunque prima degli standard.
Il problema di fondo di ogni riorganizzazione intrapresa dal 2008 ad oggi è che la strada viene imboccata al contrario. Anziché dapprima riflettere e progettare in condivisione i vertici dell’amministrazione passano unilateralmente all’azione assumendo iniziative azzardate che necessitano di variazioni in corso d’opera.
Abbiamo inoltre manifestato ampia disponibilità al dialogo purché costruttivo, a patto che vengano ripristinate sull’intero territorio le corrette relazioni sindacali (il che ancora oggi non avviene a Rieti), nell’interesse prioritario del personale.
In tempi ragionevoli bisognerà mettere nuovamente mano all’orario di servizio, sulla scorta dell’accordo già ratificato pochi giorni prima di Natale presso la DG.
Ma c’è qualcosa che può essere portata a compimento da entrambe le direzioni entro fine mese, accogliendo la richiesta che, non a caso, abbiamo rinnovato di definire rapidamente extra bando le domande di telelavoro inoltrate da colleghi che si trovano già da tanti mesi in situazioni improvvise di particolare difficoltà. Sarebbe un gesto concreto di collaborazione e, al tempo stesso, di apertura nei confronti del personale. Un gesto semplice che ridarebbe centralità al territorio.