Al programmato incontro a Difesa Gabinetto, presieduto dall’On.le Giuseppe COSSIGA, ha presenziato anche il Sottosegretario alla Difesa On.le Guido CROSETTO il quale ha fornito un’esposizione del disegno di legge 1373, attualmente in fase di discussione presso la Commissione Difesa al Senato, che di fatto costituisce la Società “Difesa Servizi S.p.a.”
L’intendimento del Governo, a detta del Sottosegretario, nasce “unicamente” dall’esigenza di “poter emettere fattura” e di consentire il rientro alla Difesa di risorse economiche a fronte di commercializzazione di segni distintivi delle Forze Armate, fornitura di beni e servizi offerti dalla Difesa e valorizzazione del patrimonio immobiliare dei siti e degli immobili della Difesa.
Il Sottosegretario ha inoltre precisato che la costituenda Società non andrà a sostituirsi né si sovrapporrà all’organizzazione della Difesa e che i dipendenti della Società potranno essere dipendenti civili e militari della Difesa che, come previsto dal comma 7 dell’art. 23-bis del D.Lvo 165/2001, saranno assegnati su base volontaria e con possibilità di rientro nel Ministero.
Il nostro intervento, a differenza delle altre OO.SS., ha voluto chiarire in primo luogo il ritardo con cui veniva fornita l’informazione su una materia così “delicata ed innovativa” e smontare le accuse rivolteci per bocca dal segretario nazionale CISL Caffarata di aver prodotto strumentali ed allarmistiche considerazioni sulla costituenda Società “Difesa Servizi S.p.a.”
Il giudizio complessivo espresso dalla RdB nel merito dell’esposizione fatta dall’ On.le Guido CROSETTO è stato di consistente scetticismo e concreta preoccupazione per gli effetti occupazionali della manovra avviata e per le ricaduta sociale di un’operazione immobiliare così grande che sottrae aree comunque pubbliche, anche se militari, e le consegna al mercato. I commi 9 e 10 del ddl 1373 prevedono che alla nuova Società possano essere trasferiti i dipendenti, civili e militari, grazie al rapporto interorganico che sussiste tra Ministero e Società. Cambia la natura del contratto che sarà di natura privato. L’assegnazione del personale su base volontaria e con possibilità di rientro nel Ministero attualmente esiste solo nelle dichiarazioni del Sottosegretario, non nei documenti.
Gli atti parlamentari, le informazioni sul sito istituzionale del Ministero della Difesa, la Brochure di presentazione al Salone Internazionale Immobiliare - MIPIM 2009 – e gli organi d’informazione parlano chiaro.
(in allegato la documentazione di riferimento)
Se alcune Organizzazioni Sindacali si riservano di esprimere un giudizio politico solo a seguito del completamento dell’iter parlamentare, ebbene questo ha il sapore di un consenso velato.
(vedi comunicato stampa del Ministro della Difesa a seguito dell’incontro del 19 marzo 2009)
Ancor di più quando poi l’On.le Giuseppe COSSIGA, che ricordiamo detiene la delega per le relazioni sindacali, si pronuncia sull’opportunità e sulle modalità di convocazione delle OO.SS. in relazione solo ed esclusivamente ad un uso strumentale. Insomma, in parole povere, quando più gli farà comodo.
Questo però non è tutto.
Al secondo punto dell’ordine del giorno, come se i due argomenti fossero separati l’uno dall’altro, c’era il lavoro del gruppo di progetto Difesa Arsenali e Stabilimenti Industriali. E’ stato reso noto che l’ex C.A.I.D. è stato ridenominato in C.R.A.M.M. (Centro Riconversione Arsenali Marina Militari) con i precisi compiti di “elaborare un contratto di lavoro con connotazioni industriali, la stesura degli atti prodromici alla costituzione di un nuovo Organismo pubblico funzionante secondo una visione industriale che prosegua l’obiettivo dell’economicità e della redditività e alla definizione delle regole di governance tese ad armonizzare la visione industriale con le esigenze operative della Difesa”.
Insomma, si costituirà presumibilmente un Ente Pubblico Economico per la gestione e la “valorizzazione” degli Arsenali Militari della Marina che, in modo parallelo, procederà con quella della Società Difesa Servizi S.p.a., la quale inevitabilmente verrà a sovrapporsi.
Questo sarà per il momento, vista l’urgenza di provvedere al “rilancio” degli Arsenali della Marina, a cui poi faranno seguito gli Stabilimenti Industriali dell’Esercito.
E il “PIANO BRIN” relativo all’Arsenale di TARANTO? Il relatore incaricato dell’esposizione dei compiti del C.R.A.M.M. ha menzionato il suddetto piano come cosa già a conoscenza e acquisita dalle OO.SS (solo di una in realtà, sottobanco ovviamente!) mentre nei fatti nulla è stato esposto o divulgato, volutamente nascosto affinchè nessuno sia di ostacolo al manovratore.
La RdB ha energicamente protestato e chiesto solidarietà per il rispetto e per la dignità che per norma ci compete.
E l’Agenzia Industrie Difesa?
Definita un “carrozzone “ dall’On.le CROSETTO, anche gli stabilimenti dati in concessione all’Agenzia Industrie Difesa fanno parte dello studio elaborato dall’ex C.A.I.D. che, per il momento, non può essere materia di informazione poiché l’On.Cossiga ritiene che desterebbe ingiustificata preoccupazione.
Avremo notizie al riguardo solo quando sarà opportuno e farà comodo all’Amministrazione, ovviamente a cose fatte e secondo le nuove regole in tema di relazioni sindacali.
La RdB ha dichiarato che avrà modo di sollecitare gli incontri secondo l’agire e i canoni che più gli sono congeniali.
In conclusione, siamo costretti a registrare il ripetersi di comportamenti che nulla di buono lasciano sperare ai dipendenti della Difesa.
Gli stessi che hanno portato ad accettare supinamente una ristrutturazione del Ministero che ha portato più di 1200 colleghi ad uscire dai ruoli della Difesa e far parte di quel “carrozzone” denominato Agenzia Industrie Difesa, con un contratto di natura privatistico, un peggioramento della condizioni lavorative e una netta riduzione dei diritti a fronte di vane promesse di produttività e incremento della retribuzione.
La chiusura di tanti posti di lavoro ha portato un cambiamento nelle vite delle persone e nell’organizzazione familiare, con il conseguente trasferimento del personale e adattamento a nuove carichi di lavoro.
Tutto questo è dovuto ad un’incapacità strutturale di elaborare un progetto organizzativo/produttivo che contempli la riconversione delle attività anche per un uso civile e all’interno della Pubblica Amministrazione, dove esternalizzare e privatizzare non sia la soluzione più comoda, facile e redditizia per risolvere tutti i problemi.
Questi sono fatti, non strumentalizzazioni!!
Ma anche il sindacato, un certo modo di fare “sindacato” ha contribuito, e continuerà a farlo, a spianare la strada a questa scellerata “gestione e valorizzazione” delle attività del Ministero della Difesa, sacrificando posti di lavoro e linee di produzione per una illusoria crescita occupazionale e salariale nel privato.
Proseguendo ad illudere il personale e distogliendolo dai rischi reali di una messa in discussione del posto di lavoro con richieste di una soluzione legislativa e straordinaria che garantisca:
- il passaggio alla 2^ Area di tutti i dipendenti ancora relegati nella posizione ex A1-S, quando questa è materia contrattuale e si poteva e si può ancora risolvere all’interno del Contratto Integrativo.
Sono anni che lo sentiamo ripetere dai soliti “sindacalisti di professione”, ma la volontà è ben un’altra e lo vediamo negli incontri che si susseguono e che portano da anni ad un nulla di fatto.
- l’incremento dell’indennità di missione che, forse lor signori sindacalisti dimenticano quando firmano i Contratti Nazionali di Lavoro, poteva e può essere risolta senza la richiesta dell’ennesima elemosina per i lavoratori della difesa.
E’ ora di farla finita!!
Mettiamo fine a questa messa in scena delegittimando chi non ci rappresenta e non tiene mai conto delle esigenze dei lavoratori della Difesa e non lasciamo che questa trasformazione strutturale arrivi senza un intervento deciso e capace di garantire il mantenimento delle funzioni e del controllo delle attività all’interno del Ministero della Difesa.