Per una nuova narrazione sulle periferie urbane ed il riscatto degli abitanti della città!
Quanto successo in queste ultime settimane, a Tor Bella Monaca come a San Basilio, si inserisce in quel filone narrativo costruito ad arte da giornali e televisioni, in cui le periferie vengono raccontate esclusivamente come terre abbandonate a loro stesse, ove imperversano degrado e criminalità. Questa narrazione omette puntualmente di indicare quali sono i veri responsabili di questo abbandono. La questione degli sgomberi (o degli sfratti) è diventata quasi metafisica, andando oltre il fenomeno stesso del disagio abitativo e della mancanza di azioni politiche in grado di attenuare l’emergenza (figurarsi risolverla!). Vi è una tendenza da parte dei mezzi di comunicazione embedded, dei leader politici e anche di una parte del mondo delle associazioni, non tanto a minimizzare il problema, quanto a ignorarlo e a presentare qualsiasi azione effettuata (dall’inaugurazione di un parchetto fra i lotti popolari all’effettuazione di uno sgombero) come spendibile dal punto di vista del consenso. Ciò provoca pericolose dicotomie che non solo appiattiscono il dibattito, ma lo avvelenano. Se una persona ha perso il lavoro e non riesce a pagare l’affitto adesso è un ladro di case, se abita un immobile pubblico senza averne il titolo, appartiene ai “clan”.
Questa narrazione, totalmente distaccata dalla realtà nonché umiliante per milioni di persone, è funzionale agli interessi di chi specula su tutti i settori dell’economia nonché di chi mal governa i territori, lasciandoli abbandonati a sé stessi.
Nel 2016 si è conclusa un’indagine parlamentare che aveva come oggetto di ricerca proprio lo stato delle periferie italiane. L’inchiesta parlamentare è stata pubblicata in un agile libro diviso per aree (geografiche, tematiche e di intervento). In effetti in esso si individuano molte criticità dei territori presi in esame, fra cui figurava proprio Tor bella Monaca. Veniva denunciato il fragile e precario tessuto economico, fatto di rapporti lavorativi sottopagati e spesso in nero, la carenza di servizi ed infrastrutture e, non poteva mancare, l’alto disagio abitativo. È proprio in quel documento del Parlamento Italiano, a maggioranza di centro sinistra, che viene fatto il calcolo di quanti in Italia occupano un alloggio senza averne il titolo. Una buona e reale analisi delle condizioni in cui versano le periferie dalle conclusioni inverosimili: tutto era colpa delle occupazioni degli stabili! Non è un caso che nel programma del successivo Governo (quello Lega- Movimento 5 stelle) lo stesso numero (48.000 alloggi occupati) è stato copia-incollato tramutando le occupazioni in essere in sgomberi da eseguire, l’unico punto programmatico sulla politica della casa. Un classico esempio di come, partendo dalle giuste premesse, si giunga alle conclusioni sbagliate: non considerando la situazione attuale come effetto delle politiche adottate si pensa di risolvere la situazione replicandole!
Fortunatamente esiste una parte della società che non si arrende né alla narrazione imposta dall’alto dei quartieri e delle borgate, né alle politiche di ordine repressivo e punitivo che ripetutamente vengono adottate a tutti i livelli. Una rete di associazioni, sindacali e non, gruppi di cittadini autorganizzati, giovani e meno giovani, lavoratori ed intellettuali, giovani reporter non enbedded, si adopera ogni giorno in tantissimi luoghi e non luoghi (dalla definizione di Marc Augé) per diffondere cultura, consapevolezza, conflitto sociale, recuperando spazi che altrimenti sarebbero abbandonati o usati dalla malavita (quella vera), progettando percorsi di consapevolezza liberi ed autogestiti dai cittadini stessi. E non è un caso che spesso chi operi scelga di operare partendo dagli ultimi dei quartieri, cioè da chi ha più difficoltà. Questo continuo lavorio sotto traccia è ciò che ancora mantiene viva la città. Roma, a guardarla attentamente, ha molti corpi ma riesce ancora ad incanalare i suoi punti salienti nel vissuto di chi ogni giorno realmente la vive, la attraversa e la affronta. Quando tutto si è fermato per il lockdown, ad esempio, abbiamo assistito allo spettacolo di un centro storico privo di turisti e di abitanti (a causa della gentrificazione): un luogo stupendo ma come sospeso, non vissuto, con un valore nominale ma non reale. L’insegnamento è stato chiaro, Roma è i suoi abitanti, intesi come comunità vivente e operante in grado di modellare continuamente la città stessa.
Crediamo che questa società in continuo stato di azione sia in grado di ribaltare la narrazione dominante e restituire forma e tridimensionalità all’immagine di Roma, ormai appiattita sotto il peso del nuovo modo di comunicare del settore mainstream e della politica che governa a colpi di tweet.
Da qui la nostra idea di lanciare un incontro pubblico, per giovedì 31 marzo alle ore 17,30 a Largo Mengaroni, invitando e coinvolgendo il tessuto associativo di Roma e della sua immensa periferia.
Abbiamo scelto uno dei luoghi simbolo della città: Tor bella Monaca, quartiere pubblico e periferico per eccellenza, stigmatizzato agli occhi dell’opinione pubblica ma realmente brulicante di storia e storie, distante dal centro ma in grado di attrarre a sé l’attenzione del territorio in cui si colloca e di tutta Roma.
Promuovono:
Associazione Inquilini e Abitanti (USB), Movimento per il Diritto all’Abitare, il CHE"ntro Sociale, la Scuola Popolare, il C.d.Q e il CuboLibro di Torbellamonaca
Sono stati invitati e partecipano:
Luca Montuori, Prof. Architettura Università Roma Tre; Yuri Trombetti, Presidente Comm.ne Casa Roma Capitale; Alberto Campailla, Ass.ne Nonna Roma; Francesco Montillo, urbanista; Margherita Grazioli, Movimento per il Diritto all'Abitare; Stefano Portelli, ricercatore campagna Rent Strike
Aderiscono: Davide Angelilli del Centro Popolare San Basilio, i giovani di Cambiare Rotta, ASIA di Ponte di Nona, Comitato inquilini di Torre Maura, ASIA Tufello, Luciano Iallongo del Movimento per il diritto all'abitare