Si è svolto il 7 agosto 2023 l’ennesimo incontro con la Delegazione trattante di parte pubblica per la definizione del CCNI 2023-25.
La delegazione trattante di parte pubblica non ha recepito, in quella che dovrebbe essere la bozza definitiva del CCNI, la nostra richiesta di prevedere, attraverso le nuove procedure per l’acquisizione dei differenziali stipendiali, un congruo numero di progressioni economiche orizzontali per il 2023, confermando progressioni per sole 2581 unità spalmate sulle tre aree (252 per i funzionari, 1769 per gli assistenti, 560 per gli operatori).
Abbiamo pertanto, in coerenza con quanto affermato sin dalle riunioni preliminari, comunicato la nostra indisponibilità a sottoscrivere un accordo che per l’ennesima volta penalizza gran parte dei lavoratori non riconoscendo agli stessi, attraverso le progressioni, la professionalità acquisita nel corso degli anni e non stabilizzando risorse del salario accessorio in busta paga.
Inoltre, attraverso il CCNI si definiscono le nuove competenze delle famiglie professionali con un considerevole incremento delle mansioni esigibili per ogni area senza alcun corrispettivo economico per i lavoratori (altra ragione per prevedere un congruo numero di progressioni).
L’amministrazione con il complice consenso di alcune sigle sindacali mantiene un anacronistico impianto del Fondo Risorse Decentrate continuando a destinare risorse sempre più consistenti a indennità, turni, particolari posizioni, ecc. senza neanche prendere in considerazione, perlomeno, il notevole decremento degli organici avvenuto negli ultimi due anni. Unico taglio delle risorse a discapito dell’area degli operatori non prevedendo più, per gli stessi, la maggiorazione della performance organizzativa come nel 2022 (ennesima beffa per questi lavoratori).
Altro aspetto negativo, che abbiamo sottolineato con dovizia di particolari, è quello relativo alla quantificazione delle risorse del FESI del personale militare transitato nei ruoli civili. Riteniamo che tali risorse siano fortemente sottostimate con forte penalizzazione del Fondo Risorse Decentrate e che l’Amministrazione colpevolmente continui a sottovalutare questo aspetto per definire con il MEF la effettiva quantificazione delle somme che dovrebbero rientrare nelle disponibilità economiche per la contrattazione integrativa.
Alcune modifiche del CCNI che hanno recepito alcune nostre proposte per quanto riguarda la previsione di progressioni anche per l’area degli operatori, flessibilità, turni (conferma di max 10 turni notturni effettuabili), welfare e lavoro straordinario non possono certo farci assumere una posizione diversa rispetto alla scelta di non firmare l’accordo. È stato inoltre proposto dall’Amministrazione un accordo stralcio relativo ad alcuni aspetti normativi, il più rilevante dei quali riguarda la riconversione professionale semplificata conseguente all’approvazione delle nuove famiglie professionali e relative competenze. Tale accordo dovrebbe vedere la luce nei prossimi mesi.
Ma per noi non finisce qui, ci attiveremo da subito presso il vertice politico per la risoluzione delle problematiche evidenziate in merito al FESI, per il rifinanziamento dei famosi 21 mln di euro, e la definizione entro fine anno-primi mesi del 2024 dell’accordo sul Fondo Risorse Decentrate 2024 per un impianto dello stesso in discontinuità con il passato.
COORDINAMENTO NAZIONALE DIFESA USB P.I.