Facciamo riferimento alla nota n° 0049194 del 18.07.2011 con la quale la ex Direzione Generale delle Risorse Umane e Affari Generali, dando seguito al “ contratto integrativo, a stralcio del CCNI, per la definizione del nuovo sistema ordinamentale del Ministero del Lavoro, della Salute e della Politiche Sociali” (oggi Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali)” del 04.08.2009, introduce, per chi ha svolto di fatto l’attività di vigilanza tecnica, il requisito del possesso del “diploma di scuola secondaria di secondo grado ad indirizzo tecnico coerente con le attribuzioni da esercitare”, creando così, nel territorio, una serie di problematiche che di seguito vogliamo evidenziare:
da sempre questa Amministrazione è stata in assoluta carenza di personale ispettivo adibito alla vigilanza tecnica; nel corso degli ultimi decenni, agli esigui numeri presenti, si sono aggiunti lavoratori della vigilanza amministrativa (ex addetti alla vigilanza, poi, ex accertatori del lavoro), che in un primo momento hanno coadiuvato tale personale ed, in seguito, formati sul campo e a gratis, (sempre dagli ispettori tecnici) hanno fino ad oggi operato in tale settore.
Da sempre questi lavoratori hanno dato la propria disponibilità ad essere utilizzati in questo particolare settore, ed in molti casi hanno speso i propri soldi partecipando a corsi esterni all’ Amministrazione acquisendo conoscenze e titoli sui banchi della formazione e professionalità nell’esercizio del lavoro di vigilanza loro assegnato.
Da sempre l’utilizzo di questo personale è stato, quindi, per il Ministero del Lavoro una vera e propria ricchezza accompagnato da un tacito accordo a perdere (per i suddetti lavoratori) senza nulla a pretendere.
Da sempre l’utilizzo di questo personale ha rappresentato una piccola aggiunta di garanzia e tutele per i lavoratori esterni ai quali questo Ministero poche ne concede, per effetto di leggi e norme ultra liberiste e dell’esiguità del numero del personale assegnato a vigilare su diritti e tutele.
Una sorta di normalizzazione del personale, attraverso il riconoscimento di un titolo di studio attinente, senza considerare la professionalità acquisita con anni di pratica di lavoro avrebbe effetti nefasti sul territorio.
Esistono realtà provinciali in cui, già a seguito delle disposizioni impartite il 18 luglio e che alcuni Dirigenti hanno inteso interpretare con carattere perentorio, l’attività di vigilanza tecnica non solo ha subito un notevole rallentamento ma per effetto dei futuri pensionamenti rischia di scomparire del tutto da qui a pochi mesi.
L’applicazione, quindi, letterale della nota circolare sopra citata, se pur nelle intenzioni dei rappresentanti dell’Amministrazione poteva apparire come animata dalla necessità di rimpolpare il contingente dei lavoratori adibiti all’attività della vigilanza tecnica oppure da quella di “regolarizzare” tale personale, rischia, invece per assurdo, di sottrarre personale di comprovata esperienza da questa attività.
Quel che si dice …. quando la teoria non va di pari passo con la pratica ! E …. , soprattutto, fa a cazzotti con le realtà operative diffuse sui territori.
Tre sono i punti che devono essere chiari in questa vicenda:
· che avere un maggior numero di personale ispettivo tecnico sui territori può arginare in modo più efficace il disastro causato dall’applicazione di normative devastanti dei diritti e della sicurezza sui luoghi di lavoro;
· che continuare a pretendere di esercitare tali controlli significa assumere centinaia di nuovi ispettori tecnici, formare nuovo personale a tale attività ma, anche, mantenere operativo quello che già è in essere.
· che difendere e incentivare l’attività della vigilanza, ed in particolare, di quella tecnica significa difendere una delle ultime, se non l’ultima, funzione di questo Ministero.
Per queste motivazioni la U.S.B. ha chiesto ed ottenuto un incontro con il Direttore Generale Dott.ssa Concetta FERRARI al fine di trovare una soluzione a quello che in brevi tempi potrebbe diventare un boomerang per le attività di vigilanza tecnica, per i lavoratori che da questa attività devono ricevere tutele e per quei colleghi che per anni, lustri o addirittura decenni hanno svolto tale attività senza nulla a pretendere.
Chiediamo e chiederemo sui tavoli prossimi di contrattazione la risoluzione di tale pericolosa criticità sottolineando e sostenendo l’acquisita professionalità di questi lavoratori che nessun pezzo di carta può cancellare. Chiederemo che tutte le domande presentate siano attentamente valutate non nel “metodo” ma nel “merito” attribuendo il giusto valore al lavoro svolto (sia esso di anni, lustri o decenni sia esso di pochi mesi) sia al titolo di studio. Chiederemo l’immediata regolarizzazione di chi ha già svolto l’attività di vigilanza tecnica sul territorio ed una adeguata formazione per coloro che siano in possesso dei requisiti ed esprimano la volontà di operare in tale specifico settore, pur non avendo mai operato in passato. Chiediamo anche, che, se alcuni lavoratori coinvolti, attraverso la lettura della circolare avessero rinunciato a fare domanda entro i termini del 15 settembre c.a. tali termini possano essere riaperti.
Siamo perfettamente coscienti che tutto questo è una goccia nel mare delle tutele negate e del diritto alla sicurezza dei luoghi di lavoro fatto a pezzi, siamo, però anche coscienti che se non si procederà a recuperare le professionalità acquisite, incentivare quei lavoratori che si rendono disponibili e a pretendere l’assunzione e l’impiego di personale in questa attività il mare potrebbe diventare presto un oceano.
In questo caso i diritti dei lavoratori di questa Amministrazione vanno di pari passo coi diritti alla sicurezza di tutti i lavoratori sui luoghi di lavoro.
Roma, 19 settembre 2011
USB/P.I. Coordinamento Nazionale Lavoro e P.S.