Strano davvero certo mondo sindacale. Prima applaudono alla Riforma Brunetta, perché… “è ora di premiare il merito”, poi corrono a sponsorizzare i loro adepti per la direzione di una sede o per l’attribuzione di una posizione organizzativa, alla faccia della valutazione dei meriti individuali. Fanno anche la voce grossa, se non vengono accontentati. Oppure succede che prima firmano l’accordo sulla revisione del modello organizzativo delle sedi INPS, per intenderci quel modello che scarica sul front office (agenzie) la parte più rognosa del ciclo produttivo dei servizi, poi vanno dai lavoratori a chiedere chi vuole essere collocato nel back office della sede, ovviamente in cambio dell’iscrizione sindacale o come appannaggio per un’iscrizione già acquisita. Si formano così liste occulte che vengono poi passate al dirigente di turno, chiamato ad esaudire i desiderata sindacali. Pensate che il dirigente invochi il diritto di valutare le esigenze organizzative ed il dovere di informare/consultare tutte le organizzazioni sindacali e la RSU, per rispetto alle norme contrattuali ed alla trasparenza? E che credete di stare sull’isola che non c’è?
Se vi state chiedendo dove mai accadono certe cose, vi possiamo rispondere semplicemente di guardarvi intorno, magari nella vostra stessa sede, perché il clientelismo è sempre più fiorente all’INPS, anche grazie a riforme che apparentemente vanno in senso contrario, e purtroppo ci sono molti colleghi disposti a mettersi in fila e ad aspettare, spesso inutilmente, il proprio turno. Ma vogliamo accontentare la vostra curiosità e darvi una notizia circostanziata.
In un’assemblea di lavoratori della sede provinciale di Trento è stata pubblicamente denunciata l’iniziativa di esponenti di un’organizzazione sindacale della quale non facciamo il nome non per mancanza di coraggio, perché di questo non possiamo certo essere accusati, ma perché non vogliamo che la notizia sia derubricata a bega o polemica tra due organizzazioni sindacali, mettendo in secondo piano la gravità dell’episodio. L’iniziativa denunciata è consistita proprio nell’andare a chiedere ai lavoratori chi volesse essere collocato nel back office piuttosto che nel front office, con la spudoratezza di chi non solo pensa che ciò sia normale, ma addirittura rivendica tale pratica in nome della tutela dei propri iscritti. La delegata RdB che ha chiesto conto di tale comportamento ha subito pesanti minacce personali. Ma se pensate che quello riportato sia un episodio isolato vi sbagliate. Potremmo citare il trasferimento di un gruppetto di lavoratori dalla sede di Roma Centro, destinata secondo l’amministrazione a chiudere i battenti e ad essere trasferita altrove come agenzia. Anche in quel caso qualche organizzazione sindacale ha pensato bene di fare qualche tessera in cambio della certezza di avere un trasferimento concordato. E potremmo continuare così, citando per esempio episodi di dubbia attribuzione di posizioni organizzative in diverse regioni.
Ecco, vorremmo chiedere per primi ai direttori regionali: ma che ci state a fare? Ma quante arie vi date, quando invece spesso siete dei semplici esecutori di pratiche clientelari, apostoli di quella dottrina che si riassume nel motto: “A Fra’, che te serve?”.
Vorremmo poi rivolgerci all’amministrazione centrale, ai vertici dell’Ente per chiedergli: voi rappresentereste il nuovo, la classe dirigente del futuro? E’ un futuro che sa di muffa o di altro, che sempre per emme comincia.
Noi continueremo a batterci per un vero cambiamento, che non metta gli uni contro gli altri, in una continua guerra tra poveri dove a soccombere sono sempre i poveri cristi che fanno della correttezza una regola di vita, sempre. Spesso siamo etichettati come l’organizzazione sindacale che vorrebbe far passare di qualifica tutti, senza distinzione tra lavoratori più o meno meritevoli. Finché a decidere il merito individuale sarà questa classe dirigente, ringiovanita nell’età anagrafica ma già vecchia dentro, e finché ci saranno sindacati che fanno del clientelismo la loro unica ragione di esistenza e di funzione, di quale meritocrazia dovremmo cianciare? Solo attraverso scelte collettive saremo sicuri di aver tutelato anche chi merita realmente. Ai lavoratori chiediamo di mostrare più coraggio e di diventare nostri compagni di viaggio, partecipando al tentativo di costruire una società migliore di quella che rischiamo di lasciare in eredità ai nostri figli, perché domani ci si possa guardare allo specchio e non dover abbassare il capo od arrossire per aver ceduto a lusinghe o a ricatti più o meno velati.