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3 dicembre: il mondo del lavoro è sceso in piazza

Nazionale,

Una bella e grande manifestazione ha riportato in piazza il mondo del lavoro. Questo è il segno più evidente della giornata di ieri a Roma, dove nonostante il maltempo hanno sfilato i braccianti di Torretta Antonacci accanto agli operai dell’ILVA, i vigili del fuoco vicino ai tirocinanti calabresi, i lavoratori della manutenzione stradale di Napoli con gli operai della logistica di tutta Italia, le maestre di Roma con gli operatori sociali, i lavoratori dell’igiene ambientale insieme ai portuali di Livorno, Genova e Civitavecchia, agli autisti del trasporto locale, ai ferrovieri, ai lavoratori del trasporto aereo.

Difficile ricostruire la lista delle tante rappresentanze e delegazioni delle aziende e delle fabbriche che sono arrivate a Roma, i settori del pubblico impiego e i gruppi del mondo del lavoro precarizzato e sottopagato portati in piazza dalla Federazione del Sociale. Una manifestazione arricchita da un grandissimo spezzone di studenti e da un largo schieramento di collettivi, comitati e organizzazioni politiche e sociali, tra i quali spiccavano i comitati contro il rigassificatore di Piombino.

Lo slogan d’apertura riprodotto su molti striscioni, “Abbassate le armi alzate i salari”, sintetizza il senso della mobilitazione ma non basta a descrivere la varietà delle rivendicazioni che hanno animato il corteo né la complessità della piattaforma portata in piazza. Una piattaforma che è sindacale ma è anche sociale, è territoriale, cioè legata ai luoghi e quindi ambientale ma anche meticcia, cioè attenta alla specificità dei lavoratori migranti, è di genere perché guarda alla condizione sociale delle donne ed è fortemente contro la guerra e la pretesa di voler continuare a trascinare il nostro Paese dentro l’avventura bellica in Ucraina.

La particolarità e, per certi versi, la vera ritrovata novità di questo 3 dicembre è che questa piattaforma parte dai luoghi di lavoro. A strillarla in piazza c’erano ieri migliaia di lavoratrici e lavoratori. Non i lavoratori di un settore, ma semplicemente, nella loro infinita complessità, i lavoratori.

Nella difficoltà di un’epoca che costringe le persone a fare i conti con salari miseri e con una crescente ricattabilità sui luoghi di lavoro, chi lavora è capace di riconoscersi in una visione del mondo, in un campo di rivendicazioni che marca la differenza. La manifestazione di ieri diceva in fondo proprio questo: qui ci siamo noi, questo è il punto di vista di chi manda avanti il Paese. Se volete stare da questa parte del campo sapete per cosa vi dovete battere.

E in questa parte del campo ci sono certamente gli studenti: con la loro forte presenza hanno rinnovato la spinta ad una alleanza “studenti-operai” che già non è più solo uno slogan ma comincia a diventare un terreno concreto di azione comune.

Allargare questo campo, abbracciare i tanti che ancora non siamo riusciti a raggiungere, collegare e unire chi decide di schierarsi, è quello che dobbiamo continuare a fare. Senza farsi distrarre dalle piccole furbizie di chi insegue velleità egemoniche o agire competizioni senza senso.

Far vivere tutti i giorni la piattaforma del 3 dicembre, portarla lì dove non è ancora arrivata, mettere in campo un movimento di massa che sappia tradurre quelle indicazioni in un piano di lotta quotidiano, tenere assieme il particolare e il generale: questo è quello che dobbiamo fare. Ora con rinnovato entusiasmo.

Unione Sindacale di Base