Questa notte un lavoratore di 52 anni, impegnato nei lavori in appalto di rifacimento delle piste dell’Aeroporto Marconi di Bologna è morto schiacciato da un mezzo pesante della Fondovalle Frantoio, ditta modenese per la quale lavorava da 14 anni.
In attesa che l’esatta dinamica e le responsabilità vengano chiarite, possiamo da subito affermare che non esistono “incidenti”: per questo tipo di lavori esistono procedure precise e dispositivi appositi che dovrebbero escludere morti del genere.
Ci chiediamo se vi fosse sufficiente personale presente al momento e adeguatamente addestrato alle operazioni, se i mezzi utilizzati fossero pienamente funzionanti, se i tempi di lavorazione fossero “velocizzati” o meno. Tutti elementi che nel mondo degli appalti fanno la differenza tra la vita e la morte dei lavoratori.
Per fermare la strage non basta il cordoglio: la strage di lavoratori e lavoratrici in corso nel nostro paese non accenna a rallentare, sono stati superati gli 800 morti di lavoro nel 2023.
USB, Rete Iside e altre forze politiche e sociali hanno promosso una legge di iniziativa popolare che introduce il reato di omicidio sul lavoro e lesioni gravi o gravissime sul lavoro, che vuole essere un vero deterrente. La raccolta firme è in corso anche in questi giorni nei luoghi di lavoro e nel territorio cittadino.
A chi continua a parlare di “cultura della sicurezza” come soluzione, ricordiamo che nel nostro paese è diffusa piuttosto una cultura padronale ed imprenditoriale che vede nelle misure a tutela di salute e sicurezza per chi lavora un costo da ridurre per aumentare i profitti.
Con l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro non sarà più possibile pensare che questo meccanismo sia conveniente, mentre ad oggi le pene sono tali che, in molti casi, si è indotti a pensare che non si rischia più di tanto e che si possa speculare sulle vite di lavoratrici e lavoratori.
USB Bologna