Con una denuncia depositata telematicamente alle ore 11:37 del 23 marzo 2020 presso la Procura della Repubblica di Milano diciotto lavoratori, quasi tutti positivi al Covid-19 e uno dei quali tuttora ricoverato all’Ospedale Sacco di Milano, hanno chiesto al PM di procedersi per i reati di diffusione colposa dell’epidemia del coronavirus di cui agli artt. 438 e 452 c.p., oltre che di altri reati in materia di sicurezza del lavoro nei confronti del direttore generale, del direttore sanitario e del direttore dei servizi medici socio sanitari dell’Istituto Palazzolo - Fondazione Don Carlo Gnocchi, oltre che del legale rapp.resentante dell’Ampast, la cooperativa di lavoratori socio sanitari che opera all’interno della struttura milanese.
I diciotto lavoratori, aderenti a USB, sono assistiti dall’avv. Romolo Reboa e dagli avv.ti Gabriele Germano e Massimo Reboa, titolare e componenti dello studio legale internazionale Reboa Law Firm molto impegnato nella difesa dei diritti sociali, che attualmente assiste anche molti familiari delle vittime della tragedia di Rigopiano.
Nella loro denuncia i diciotto lavoratori (inizialmente erano ventuno, ma tre si sono ritirati per paura di ritorsioni datoriali), espongono fatti di estrema gravità: si afferma che i responsabili dell’Istituto Palazzolo - Fondazione Don Carlo Gnocchi, non solo hanno tenuto nascosti moltissimi casi di lavoratori contagiati dal Covid-19, benché ne fossero a conoscenza almeno dal 10 marzo, ma hanno anche impedito ai lavoratori l’uso delle mascherine per non spaventare l’utenza, invece di fornir loro idonei D.P.I. (Dispositivi Protezione Individuale).
“Con grande senso civico hanno voluto sottoscrivere la denuncia anche alcuni lavoratori negativi al tampone del Covid-19 pur sapendo di rischiare il posto di lavoro - ha dichiarato l’avv. Romolo Reboa - in quanto ritengono non si possa rimanere inerti allorché, in una struttura ospedaliera, si mette scientemente a rischio la salute dei lavoratori e dei pazienti. Si tratta di una struttura nella quale, per non perdere i contributi regionali e dei degenti solventi, i lavoratori denunciano vicende incredibili in una nazione evoluta, con lavoratori discriminati rispetto ad altri e centinaia di persone presenti all’interno esposte al contagio, mentre ci si pone all’esterno come benefattori, aprendo un probabilmente lucroso padiglione per malati di Covid-19”.
Significativo del dispregio della salute pubblica un passaggio della denuncia, ove si descrive la discriminazione tra i lavoratori, con quelli iscritti nei libri paga dell’Ampast soc. coop. costretti a portare a lavare a casa i propri vestiti infetti (e, quindi, esponendo al contagio centinaia di persone sui mezzi di trasporto), mentre quelli di dipendenti in busta paga e/o degenti presso la Fondazione Don Carlo Gnocchi venivano lavati e sterilizzati in loco: gli avv.ti Romolo e Massimo Reboa e Gabriele Germano nell’atto all’esame del P.M. ricordano a coloro che “hanno concorso in tale discriminazione epidemiologica, che i virus, come la morte, non fanno distinzione tra lavoratori ‘ufficiali’ e lavoratori ‘interposti’…”.
Unione Sindacale di Base