L’Inail ha diffuso martedì 31 gennaio i dati sulle denunce di infortunio sul lavoro nel 2022: sono state 697.773, con un incremento di oltre il 25% rispetto al 2021. Tra queste ben 1090 riguardano infortuni che hanno avuto esito mortale.
I dati Inail confermano quelli diffusi a inizio gennaio da Unione Sindacale di Base e Rete Iside Onlus, che avevano conteggiato 1089 morti di lavoro. La diminuzione del 10% dei decessi rispetto al 2021 ha a che vedere con la minore incidenza del Covid 19, mentre aumentano gli infortuni determinati dalle cause più comuni, soprattutto nella fascia di età tra i 40 e i 59 anni. Particolare allarme destano le 22 giovani vittime con meno di 20 anni.
USB e Rete Iside sono sempre state chiare sul perché, in Italia, prosegua questa strage silenziosa di lavoratrici e lavoratori: salute e sicurezza sono troppo spesso viste come un costo da ridurre! Questo a causa di una classe imprenditoriale che, pur di aumentare i profitti, taglia ed aggira le misure che garantiscono la sicurezza di lavoratrici e lavoratori; troppo spesso, ad esempio, le morti avvengono a causa macchinari manomessi per aumentarne la produttività, o ancora per spazi a rischio non delimitati per velocizzare operazioni come il carico e lo scarico.
È il momento di dire basta, di porre un vero argine alla strage di chi lavora nel nostro paese: con l’introduzione nel codice penale del reato di omicidio e lesioni gravi sul lavoro, come da tempo sostenuto da USB e Rete Iside, avremmo finalmente uno strumento di deterrenza efficace per chi risparmia sulla salute e sulla sicurezza nei posti di lavoro.
Unione Sindacale di Base
Rete Iside Onlus