Si è svolto questa mattina, 17 gennaio, in Corte di Cassazione a Roma, l’udienza perché sia fatta definitivamente giustizia per il criminale gesto compiuto da Antonio Pontoriero, l’assassino di Soumaila Sacko, condannato in appello a 22 anni di carcere per l’omicidio del giovane maliano.
Delegato e attivista del nostro sindacato, Soumaila è stato ucciso perché si era prodigato per aiutare alcuni suoi amici nel recupero di materiali vari utili alla sistemazione delle baracche in cui sono costretti a vivere i migranti braccianti di San Ferdinando (Reggio Calabria), che arrivati in Italia trovano sfruttamento lavorativo e condizioni disumane.
Dal giorno dell’assassinio, il 2 giugno del 2018, dopo le forti manifestazioni della comunità migrante, iniziò la protesta dei lavoratori agricoli per una migliore condizione lavorativa ed abitativa.
A oggi, nel 2023, continuiamo a vedere sfruttamento, degrado e condizioni di vita inaccettabili per i lavoratori migranti.
Il processo per la morte di Soumaila Sacko potrà anche concludersi in Cassazione, ma la lotta per migliori condizioni di vita e migliori condizioni lavorative non potrà che concludersi che con il riconoscimento dei pieni diritti lavorativi e civili di tutti i lavoratori migranti presenti in Italia.
L’Unione Sindacale di Base sarà sempre in prima linea per il raggiungimento di questi obiettivi.
Unione Sindacale di Base – Lavoro Agricolo