L’Unione Sindacale di Base ha manifestato questa mattina davanti all’ospedale Manzoni di Lecco per ricordare una delle pagine nere della sanità lombarda durante la prima fase del Covid-19. Lo ha fatto nonostante l’atteggiamento ostile della direzione aziendale dell’ASSP, che con la consueta arroganza ha vietato l’accesso all’atrio del nosocomio.
I partecipanti hanno risposto schierandosi ordinatamente in file di 4 sulla scalinata d’accesso, mantenendo la distanza prescritta e osservando 3 minuti e 47 secondi di silenzio in ricordo delle 347 vittime registrate nei soli ospedali lecchesi. Strutture in cui il tasso di contagio degli operatori ha superato abbondantemente il 40% a testimonianza dell’impreparazione della dirigenza, incapace di fornire dispositivi di protezione adeguati. Il risultato è stato di 800 lavoratori finiti in malattia.
Proprio l’aver denunciato le intollerabili condizioni di lavoro degli operatori, privi dei più elementari DPI, è stato il motivo che ha portato alla sospensione per sei mesi del delegato USB Francesco Scorzelli, un caporeparto che pretendeva l’osservanza delle norme anti-contagio.
Presente al presidio, Scorzelli ha ricordato come esattamente un anno fa, in tempi non sospetti, tutti i sindacati avevano scioperato compatti per denunciare l’arroganza e il pressapochismo della dirigenza lecchese, poi tristemente confermata dalla drammatica evoluzione dell’epidemia.
Al termine del presidio è stata deposta una corona di fiori, vicino a una targa con la scritta “In ricordo dei 347 pazienti qui deceduti, vittime del Covid, ma anche delle privatizzazioni, del precariato e della logica del profitto”.
“USB continuerà le sue battaglie sindacali, politiche e giudiziarie – ha detto Pietro Cusimano, esecutivo nazionale USB Sanità – come forma di rispetto verso le vittime, verso i loro familiari che non chiedono soldi o indennizzi ma verità e giustizia. La strage di Lecco è la testimonianza triste e drammatica di come la privatizzazione della sanità sia sfuggita completamente di mano alla Regione Lombardia. L’ininterrotto ricorso agli appalti ha dimostrato che per i privati al primo posto non c’è la salute, ma il profitto. Ulteriore testimonianza è la strage nelle RSA, vera e propria fucina di sfruttamento in cui i lavoratori sono stati costretti a prestare servizio anche se contagiati, pena il non rinnovo del contratto. Sulle vicende Covid finora USB Lombardia ha presentato 5 esposti alla magistratura. Attendiamo gli esiti, sicuri che sarà dimostrata l’inesistenza della presunta superiorità della sanità lombarda, una “sanità stretta” disegnata su misura per il profitto e non per la salute pubblica”.
Unione Sindacale di Base