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Sicurezza

Cambio climatico, caldo opprimente e stress termico: dalla confortevole sala del ministero e dagli industriali solo alibi e parole. USB si attrezza per tutelare la salute di lavoratrici e lavoratori

Nazionale,

Ieri 20 giugno 2024, si è riunito al Ministero del Lavoro il tavolo tecnico sul rischio da stress termico; l’obiettivo della riunione era quello di elaborare, sulla base di quello del 2023, un protocollo d’intesa sul tema tra le parti sociali.

Fare una sintesi della riunione e dei risultati è molto semplice e al tempo stesso scioccante.

Le associazioni datoriali, in primis Confindustria, hanno detto in modo netto che il rischio “caldo” deve essere considerato come un rischio “esogeno” (esterno alle aziende), il datore di lavoro non ha nessuna responsabilità e, di conseguenza, non deve adottare nessuna misura di prevenzione, nessuna miglioria tecnica o nell’organizzazione del lavoro!!!!

Per Confindustria è il governo che deve farsi carico della gestione di questo rischio esogeno, in particolare con la cassa integrazione, nel caso sia necessario sospendere l’attività di lavoro, senza integrazione dei salari da parte delle aziende. Insomma, pagano solo le casse dell’INPS e le tasche dei lavoratori.

Inutile ricordare a Confindustria i fiumi di denaro versati alle imprese, come investimenti, detassazioni, soldi pubblici che dovevano servire per ammodernare le aziende e quindi anche a migliorare le condizioni di lavoro e ambientali. Inutile anche ricordarlo a questo governo.

Nei loro interventi Cgil-Cisl-Uil, hanno ribadito la necessità di un protocollo d’intesa tra le parti sociali che definisca delle misure “cogenti“ che prevedono la sospensione dell’attività nel caso si superi la soglia dei 35° (anche di temperatura percepita).

Il governo ha preso atto dell’indisponibilità delle associazioni datoriali, rispetto ad un protocollo d’intesa, ed ha dichiarato, in modo generico, che elaborerà una norma, sulla base del decreto di luglio 2023, per definire le misure di prevenzione rispetto al rischio da stress termico.

Dalla confortevole sala della riunione del tavolo tecnico, nonostante l’incidenza sugli infortuni, le morti e le malattie professionali, non è venuta fuori nessuna misura concreta per la tutela della salute di lavoratrici e lavoratori rispetto arrischio dello stress termico (caldo ed umidità eccessiva).

Come USB, oltre alle prescrizioni già in essere, abbiamo fatto delle proposte molto semplici, dirette che, a nostro avviso, possono avere degli effetti concreti sulle condizioni dei lavoratori nei luoghi di lavoro.

Abbiamo proposto di definire l’obbligo “cogente “per i datori di lavoro di misurare, con un termo igrometro, i valori della temperatura e dell’umidità e, sulla base dei valori della temperatura percepita adottare immediatamente misure di prevenzione di tipo organizzativo.

Tra queste se i valori sono inferiori ai 35°, oltre alla refrigerazione, la distribuzione di acqua, di sali minerali, l’individuazione di aree di “sicurezza climatica” per le pause che vanno aumentate assieme alla riduzione dei carichi di lavoro e alla riduzione dell’orario di lavoro.

Ma se i valori della temperatura percepita vanno dai 35° occorre sospendere immediatamente l’attività di lavoro e garantire la salute dei lavoratori.

Abbiamo precisato che, in caso di sospensione dell’attività, poichéé la cassintegrazione deve essere intesa come misura di prevenzione, il lavoratore non può subire nessun onere ed ha il

diritto, quindi, a percepire il salario senza riduzione della mensilità e dei ratei, è onere dei datori di lavoro integrare la parte mancante di salario.

L’esito di questo tavolo tecnico conferma la validità della nostra strategia e la necessità di una forte e decisa azione sullo stress termico.

L’USB è fortemente impegnata a sostenere RSU/RSA e RLS nella tutela della salute e della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori, di fronte alla strage quotidiana, contraddistinta, purtroppo, da un livello di barbarie crescente che richiede azioni di ispezione, prevenzione e sanzioni adeguate, tra queste l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro.  

Sullo stress termico, siamo pronti a impegnare tutti gli strumenti sindacali, legali, di informazione, di denuncia pubblica e di lotta. Forniremo ai nostri delegati, formazione, indicazioni e strumenti utili alla verifica del microclima e sosterremo le iniziative locali, aziendali e di settore.

Aldilà delle dichiarazioni generiche effettuate al tavolo tecnico, sono i fatti, le azioni di lotta che possiamo mettere in atto, come sindacato, che realizzano le condizioni utili a tutelare la salute di lavoratrici e lavoratori del rischio da stress termico.

 

Unione Sindacale di Base