Questa estate, in sordina, è partita la formazione incentivata legata agli interventi legati al PNRR e che ha introdotto l’art. 16 ter all’interno del D.Lgs 59/2017.
Di quel percorso di tre trienni, al termine dei quali 8000 docenti dovrebbero avere (se hanno superato tutti gli anni con valutazioni positive e se rientreranno nel numero definito) 5000€ lordo stato in più sullo stipendio a vita, senza che sia dato sapere se questa cifra sarà adeguata all’inflazione reale o programmata. Del percorso che avrebbe dovuto prevedere ore di formazione e lavoro gratuito a scuola, la nota agostana del MIM pone in essere solo 30 misere ore di formazione asincrona sulla piattaforma Futura riservata alle figure di sistema e specifica:
“La partecipazione alle attività formative del percorso suddetto può essere retribuita con emolumenti a carico del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa. A tal fine, la contrattazione d’istituto può prevedere compensi in misura forfetaria. In alternativa, ai docenti partecipanti è riconosciuta la fruizione dei cinque giorni per la partecipazione a iniziative di formazione con esonero dal servizio di cui all’art. 36, comma 8, del CCNL 2019/2021.”
Dunque, dal sempre più misero fondo ricevuto ogni anno dalle scuole, andrebbe estrapolato un forfait per questa formazione imposta dall’alto, il cui scopo è produrre un domani quel “middle management” sottopagato, che è uno degli obiettivi di tutti i ministri degli ultimi anni. Ricordiamo che quello è il fondo con cui si paga praticamente ogni attività che esuli dal mero entrare in aula e tutti gli straordinari e le incentivazioni per il personale ATA. Questo fondo è rimasto della stessa consistenza, sebbene l’ultimo contratto abbia aumentato la paga oraria, il che significa in breve: meno soldi per tutti e meno “offerta formativa” (mentre scriviamo non possiamo non inorridire per il linguaggio aziendalistico cui siamo ormai costretti), visto che si è pagati ad ore e quindi, a fondi invariati, si potranno fare meno ore di lavoro.
Rammentiamo che USB Scuola ha sempre contestato il fondo come uno dei peggiori frutti dell’autonomia scolastica, perché ha sostanzialmente distrutto lo stipendio dei lavoratori docenti e ATA a favore della scuola progettificio, risultando sempre e comunque inadeguato al reale lavoro che si svolge quotidianamente.
In alternativa al forfait, i docenti coinvolti nella formazione incentivata possono usufruire dei permessi studio (5 giorni l’anno), ma anche qui: è mai accaduto che i 5 giorni venissero concessi per frequentare un corso on line, erogato in asincrono e per svolgere il quale si sono candidati, senza essere in alcun modo obbligati? La risposta è no. Anzi possiamo affermare senza timor di smentita che neanche i colleghi che hanno seguito corsi per l’acquisizione di titoli d’accesso all'insegnamento abbiano avuto questa opportunità.
Quindi USB Scuola invita tutte le RSU a:
- rifiutarsi di sottoscrivere contratti integrativi contenenti qualsivoglia cifra forfettaria destinata a tali percorsi;
- definire criteri di fruizione dei permessi per corsi di formazione/aggiornamento (5 giorni/anno) che rispettino il criterio principale della non discriminazione e dell’equità tra i lavoratori.
Quello che abbiamo descritto è uno degli effetti dei tagli agli investimenti sulla scuola, operati sempre a partire dalla paga, per la quale non si vede nessun miglioramento all’orizzonte con il prossimo rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. Anche per questo, per ottenere uno stanziamento economico degno di questo nome e della professionalità di tutto il personale della scuola, saremo in sciopero il 31 ottobre e in piazza a Roma, sotto palazzo Vidoni per ribadire con l’intero Pubblico Impiego “basta scuse: vogliamo i soldi”!