Lo sciopero del 9 aprile, proclamato da USB Pubblico Impiego per il settore Università e CNR, è stata un'occasione importante per lanciare un messaggio chiaro e netto agli organi di governo degli Atenei: "STOP AL GENOCIDIO! Basta complicità con il Governo di Israele! Fuori la guerra dall'Università!"
Alla vigilia della scadenza del bando del MAECI (Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale) si è infiammato il dibattito contro l'accordo di cooperazione scientifica e tecnologica fra Italia e Israele.
Al di là della possibile incostituzionalità rispetto all'art.11, sarebbe stata forse opportuna maggiore cautela anche alla luce delle responsabilità che la Corte Internazionale di Giustizia sta accertando nel corso di un processo nel quale ha incriminato il governo israeliano per il genocidio in corso a Gaza contro il popolo palestinese.
Almeno 25 Atenei hanno organizzato iniziative che hanno visto studenti, personale tecnico amministrativo e docente convergere sul tema del boicottaggio accademico del bando, tutti uniti nella protesta.
Oltre che le Università, il bando riguarda anche il CNR, nel quale si erano già espresse perplessità in merito ed al quale si è esteso quindi lo sciopero (ad esempio nell'importante manifestazione di Pisa).
A Roma il corteo dalla zona universitaria verso la Farnesina, quartier generale del MAECI.
A Bari, Bologna, Torino, Pisa e in tante altre Università, i lavoratori di USB accanto agli studenti di Cambiare Rotta e di OSA (studenti medi) tenevano assemblee, sit-in e proteste in occasione della giornata di sciopero, occupando di fatto e senza violenze atri, porticati e cortili degli atenei.
Rispondendo così con i fatti al Ministro Bernini, che per un verso aveva “accennato” ad ipotesi di reato parlando delle manifestazioni degli studenti e per altro “difendeva” il principio che cultura e ricerca non devono prendere posizione sui conflitti in quanto superiori. Una chiara posizione di comodo per un Ministro di un Governo che, senza prendere nessuna iniziativa concreta per fermarlo, si sta di fatto rendendo complice del genocidio in atto. Vale la pena ricordare quando solo pochi anni fa, alle Università fu chiesto di sospendere ogni forma di collaborazione istituzionale e ogni accordo di scambio con le università russe.
Questo non ci ha fermato e la lotta ha pagato. Per ora Università di Bari e Università di Torino hanno preso posizioni contro l’adesione al Bando.
Il Senato Accademico della Scuola Normale Superiore ha approvato una mozione articolata su più punti ribadendo in sintesi il principio ispirare le attività di ricerca nel rispetto dell’art. 11 della Costituzione e chiedendo alla MAECI e al MUR che i progetti da essi promossi rispettino rigorosamente i principi costituzionali.
Anche in tanti altri Atenei (ad es. Bologna, Padova ed in qualche Ateneo di Milano e Roma), pur senza una presa di posizione, non si registrano però al momento manifestazioni d'interesse sul bando e, in base a quanto ci risulta, la situazione è la medesima nella maggior parte degli Atenei italiani.
Insomma, lo sciopero ha avuto successo e nel giorno di scadenza del bando (oggi) si prefigura un flop per l'iniziativa del Governo Meloni e per chi l'ha avallata.
Lo sciopero però è stata anche un'opportunità per rilanciare l'opposizione in Università contro gli altri accordi che preoccupano la comunità accademica e che riguardano in maniera più ampia la filiera della guerra.
La giornata del 9 aprile ha mostrato una mobilitazione carica e determinata ed un'alleanza fra componenti della comunità accademica che potrebbe essere problematica da gestire, qualora le richieste espresse sugli accordi con istituzioni israeliane e con partner della filiera bellica dovessero rimanere inascoltate.
Insomma, una grande prova di opposizione davanti alla quale il Governo e gli Atenei non potranno far finta di nulla! Ma anche un importante punto di partenza per la ripresa di protagonismo sociale da parte di studenti e lavoratori di Università e Ricerca.
Unione Sindacale di Base