Sabato 23 dicembre si è svolto l’incontro nazionale dei porti, indetto dopo il primo giro di assemblee a seguito della consultazione farsa tenuta da parte di Cgil, Cisl e Uil per il rinnovo del CCNL dei porti. La riunione ha visto la partecipazione di delegazioni di portuali provenienti da molte aziende operanti nei porti più importanti quali Genova, Trieste, Livorno e Civitavecchia, mentre erano collegati da Salerno e Palermo e la rappresentanza da Gioia Tauro.
Il CCNL appena sottoscritto è stato una passaggio negativo per tutti i lavoratori, sia riguardo i peggioramenti normativi ma soprattutto per aumenti salariali medi sotto l’8%, ben distanti dal recuperare l’inflazione al 17% a causa dell’economia di guerra.
Con i dati raccolti in tutti i porti è chiaro che la consultazione sul CCNL sia stata in realtà una vera e propria farsa che ha visto modalità a dir poco fantasiose di far votare (o non votare come nei porti del Sud) i portuali. Peggio ancora, di far finta di nulla è l’ignorare il vasto dissenso emerso tra i lavoratori e lavoratrici delle banchine, comunicando alle controparti che l’ipotesi del CCNL è passata a “larga maggioranza”.
USB da parte sua ha richiesto formalmente di avere a disposizione tutti i dati e i verbali della consultazione che smentissero le nostre affermazioni, al momento senza alcuna risposta.
Non siamo meravigliati. Da molti anni, queste modalità di agire da parte di CGIL,CISL e UIL, condizionano non solo i portuali ma tutti i lavoratori italiani che fanno i conti da una parte con la moderazione salariale che da decenni caratterizza i rinnovi contrattuali e impoverisce i salari, mentre dall’altra l’allontanamento dei lavoratori dalla discussione degli accordi attraverso la progressiva distruzione della rappresentanza e della democrazia nei luoghi di lavoro.
Per questo, i portuali hanno deciso di non rassegnarsi e di avviare una fase di mobilitazione con due momenti importanti:
- La manifestazione nazionale dei trasporti di USB sotto le finestre di Salvini a Roma il 6 dicembre;
- Lo sciopero generale del 13 dicembre indetto da USB proclamato contro l’economia di guerra, per salario e condizioni di lavoro decenti, per la salute e sicurezza e contro il Ddl 1660.
Leggiamo roboanti dichiarazioni dei segretari confederali di Cgil e Uil che denunciano una “questione salariale” che penalizza i lavoratori mentre rifiutano di firmare il contratto dei ministeri perché prevede un aumento di solo il 5,76% nonostante il 17% d’inflazione. Per coerenza, la stessa medesima valutazione dovrebbe valere per il contratto dei porti.
Dato che questo non accadrà, riteniamo che i portuali che non sono d’accordo con quanto firmato per il loro contratto debbano coerente ma dare in forte segnale e scioperare il 13 dicembre con USB.
Oggi i ferrovieri hanno dato un segnale fortissimo contro questo sistema di relazioni sindacali, scioperando compatti con adesione al 75% per il loro contratto, questa è la strada giusta che i portuali devono seguire.
Niente è immutabile - Uniti si vince!