La piazza
Una cosa è andata storta: l’amplificazione non ne ha voluto sapere di funzionare, così abbiamo usato il vecchio e caro megafono. Per il resto l’assemblea-manifestazione del 13 novembre rimarrà negli occhi e nel cuore di chi era lì, in Piazza Montecitorio, davanti a quel Parlamento che dovrebbe essere sede dei rappresentati del popolo e che invece troppo spesso risulta distante dai bisogni dei cittadini e dei lavoratori, rispondo solo agli interessi finanziari sopranazionali.
Circa 1.500 le lavoratrici e i lavoratori, provenienti dalle diverse regioni, arrivati a Roma per difendere la funzione degli enti previdenziali e di assistenza sociale pubblici e per respingere una norma vessatoria che taglia 5.000 euro di retribuzione a stipendi che già sono in sofferenza per il blocco dei contratti e delle retribuzioni almeno fino al 2014.
25 pullman provenienti da Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Campania, Molise, Lazio, Abruzzo, Lombardia. Tanti i lavoratori arrivati con i propri mezzi o con il treno da Veneto, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Toscana. Tra i primi ad arrivare in piazza, di buon mattino, i lavoratori dell’INPS di Crotone, dove non c’è struttura USB. Ci hanno raccontato di aver fatto una sottoscrizione tra i colleghi della sede e di essersi organizzati in modo spontaneo pur di venire a Roma a manifestare.
Le RSU hanno accolto l’invito a venire in piazza con propri striscioni e, tra i primi ad essere posizionati, quelli delle RSU della Direzione Generale dell’INPS e delle sedi INPS di Ragusa e Taranto. Ma in breve Piazza Montecitorio si è riempita di scritte variopinte con le diverse realtà lavorative di INPS – ex INPDAP – INAIL. Da citare, le vignette satiriche raccolte dai lavoratori della gestione ex INPDAP di Taranto in un tabellone tipo quello dei cantastorie. Vista dal pianale del furgone che ospitava l’impianto di amplificazione andato in tilt, la piazza faceva impressione e abbiamo avvertito per intero la responsabilità di fare il massimo sforzo per non deludere le aspettative di chi si era sacrificato, caricandosi sulle spalle anche diciotto ore di viaggio, e di tutti quelli che avevano affidato a questa piazza unitaria la voglia di costruire realmente una nuova fase sindacale, convinti che l’unità si possa e si debba realizzare. In piazza con i lavoratori anche l’UGL INTESA degli enti previdenziali, che aveva dichiarato anticipatamente la partecipazione all’iniziativa e che ha incontrato con USB il Consigliere politico del Presidente della Camera. Tanti i lavoratori iscritti alle altre organizzazioni sindacali che hanno partecipato alla manifestazione, alcuni portandosi dietro le loro bandiere. E’ stata notata anche la presenza del Presidente del CIV INPS, Guido Abbadessa, che ha dichiarato di essere lì con ruolo istituzionale.
L’emendamento
Di primo mattino si è avvicinato al presidio l’On. Cesare Marini, deputato di Cosenza del PD, che ci ha portato l’emendamento votato in Commissione la sera del 12 novembre. A detta del parlamentare l’emendamento è definitivo e dovrebbe essere inserito in un maxi emendamento che conterrà le norme della Legge di stabilità ed approderà in aula con la richiesta di fiducia del governo. Letto il testo dell’emendamento, per alcuni aspetti migliorativo rispetto alla versione originaria del governo, ci siamo tuttavia dichiarati insoddisfatti perché rimane il richiamo alla possibilità di reperire i risparmi chiesti alle amministrazioni degli enti previdenziali attingendo alle risorse dei progetti speciali. Sembra che sia stato lo stesso governo a voler mantenere il riferimento all’art. 18 della Legge 88/’89 in cambio di un parere favorevole all’emendamento.
Tra i possibili interventi di riduzione della spesa previsti dalla norma emendata, apprezzabili sono quelli riferiti a:
- riduzione delle risorse destinate all’esternalizzazione dei servizi informatici, alla gestione patrimoniale, alle convenzioni con Patronati e CAF, alle locazioni di immobili ad uso istituzionale;
- riduzione dei contratti di consulenza;
- rinegoziazione a condizioni più favorevoli di contratti di fornitura di servizi.
Siamo invece contrari alla limitazione delle nuove assunzioni da concorso pubblico, già soggette a contingenti definiti per legge, e che nell’emendamento figurano tra i possibili interventi di risparmio della spesa. Rinunciare anche ad un parziale ingresso di nuovo personale ci sembra suicida. Cosi come ci hanno sempre lasciato perplessi le sponsorizzazioni, che non rappresentano una novità e che sono state inserite nell’emendamento. Non vorremmo che sui CUD dei lavoratori dipendenti appaia, in futuro, il logo di qualche Fondo pensione o Assicurazione a cui “affidare” il proprio TFR con la promessa di una pensione integrativa futura del cui valore non c’è certezza.
Insomma, se l’emendamento non subirà ulteriori modifiche a nostro parere non risolve il problema e per alcuni aspetti peggiora la norma del governo. Oltre ai riferimenti alle nuove assunzioni e alle sponsorizzazioni, l’emendamento prevede che gli enti previdenziali dal 2013 rendano disponibile il CUD esclusivamente in via telematica e all’INPS è richiesto, per il triennio 2013-2015, un piano di 150.000 visite straordinarie annue di verifica del riconoscimento dell’invalidità civile, in aggiunta all’ordinaria attività, senza ulteriori finanziamenti. Un emendamento, quindi, che chiede maggiori e diversi oneri senza offrire come contropartita la cancellazione dei riferimenti ai progetti speciali.
Gli incontri con i politici
Nel corso della manifestazione abbiamo avuto incontri con:
- il Presidente della Commissione Lavoro della Camera, On. Silvano Moffa;
- il Consigliere politico del Presidente della Camera Fini, dott. Roberto Alesse;
- il Presidente del Gruppo Parlamentare dell’IDV, On. Antonio Borghesi, e l’On. Giovanni Paladini.
Agli incontri abbiamo partecipato con delegati RSU del territorio anche non iscritti a USB, per rispondere al massimo al clima unitario della manifestazione. A tutti abbiamo avanzato la precisa richiesta di cancellare dall’art. 4 della Legge di stabilità qualunque riferimento all’art. 18 della Legge 88/’89 che finanzia i progetti speciali. Ci è stata rappresentata con estrema franchezza la difficoltà di modificare l’emendamento che ha ottenuto il sostegno trasversale delle forze politiche che sostengono il governo. Il Consigliere politico del Presidente Fini ci ha comunque detto che nulla impedisce al governo d’intervenire direttamente, prima del passaggio in Aula, per modificare l’emendamento, anche se le possibilità concrete sono ridotte al lumicino. La Legge di stabilità potrebbe aver bisogno di una terza lettura, per eventuali modiche che il Senato intenderà apportare. C’è, quindi, se solo si manifestasse una disponibilità ampia, la possibilità di modificare la norma. Gli Onorevoli Borghesi e Paladini dell’IDV ci hanno consegnato l’emendamento all’art. 4 della Legge di stabilità presentato dal Gruppo, nel quale si propone la cancellazione dal testo originario del governo di ogni riferimento all’art. 18 della Legge 88/’89. Ci sembra l’emendamento più chiaro e risolutivo tra quelli presentati. Inoltre gli esponenti dell’IDV hanno assicurato il pieno sostegno alla richiesta di cancellazione della norma che prevede che le ricongiunzioni di contributi già versati a diversi enti previdenziali siano a carattere oneroso. Il Presidente Moffa ha annunciato il massimo impegno per assicurare agli enti previdenziali un governo collegiale, facendo riferimento al progetto di Legge presentato in Parlamento.
Gli incontri con i Deputati e i Senatori sono proseguiti in piazza, dove si è registrato il pieno sostegno dell’ITALIA DEI VALORI. E’ intervenuto l’On. Maurizio Zipponi del Dipartimento nazionale lavoro dell’IDV, presente alla manifestazione insieme ad Alessandra Tibaldi e a Franco Paolo Russo, denunciando l’insostenibile situazione di un Parlamento sordo ai richiami delle tante realtà in sofferenza e in lotta nel Paese. Anche il Senatore Stefano Pedica, sempre dell’IDV, è intervenuto portando pieno sostegno all’iniziativa, rivendicando la necessità di riappropriarsi della dignità di lavoratori e invocando la cacciata del governo Monti.
La solidarietà con gli operai del MOF ILVA di Taranto
Nel corso della manifestazione sono stati raccolti € 317,20 di sottoscrizione a favore degli operai del MOF ILVA di Taranto, in sciopero dal 30 ottobre, da quando un loro compagno di lavoro è morto, schiacciato da un carrello ferroviario, rimanendo per ore senza soccorsi perché un accordo firmato dalle organizzazioni concertative nei mesi precedenti aveva ridotto da due a uno gli operatori presenti sui convogli ferroviari che spostano i materiali all’interno della fabbrica.
La chiusura della manifestazione
Le lavoratrici e i lavoratori presenti alla manifestazione hanno seguito con attenzione, anche se in condizioni difficili, i diversi interventi tra i quali molti di delegate e delegati RSU. C’è stato chi ha chiesto di poter andare in corteo fino al Ministero per la pubblica amministrazione, dove era in corso un incontro con il Ministro Patroni Griffi. Ci siamo adoperati con le forze dell’ordine per farci autorizzare il corteo ma li abbiamo trovati fortemente impressionati e preoccupati per il gran numero di manifestanti, tanto che avevano chiuso l’accesso alla piazza alle auto per motivi di sicurezza. Ci hanno riferito di non avere personale a sufficienza per scortare il corteo e che la capienza di Piazzetta Vidoni, adiacente al Ministero, non permetteva la manifestazione in sicurezza. Non abbiamo voluto forzare la mano per non dare alcun alibi a chi, nei giorni precedenti l’iniziativa, aveva ipotizzato possibili disordini, derubricando l’esigenza di costruire conflitto ad una semplice questione di ordine pubblico. Gli ultimi dieci minuti di manifestazione hanno visto l’intera piazza di lavoratori rivolgersi verso il Parlamento e trasmettere tutta la rabbia con slogan, fischietti, trombe e grida.
La manifestazione si è conclusa al grido di “ UNITA’, UNITA’, UNITA’ ” e con l’impegno di continuare la lotta nei territori, valutando le diverse iniziative compreso lo sciopero dei lavoratori degli enti previdenziali. Dobbiamo continuare a fare pressioni su Camera e Senato e sui vertici aziendali fino all’ultimo minuto possibile.
le immagini e i video
USB Pubblico Impiego Enti pubblici non economici