L'abitudine ai tavoli di crisi con la dirigenza Flextronics non è stata sufficiente a non restare attoniti davanti l'ennesima comunicazione di scelta unilaterale: al tavolo ministeriale, infatti, questa comunica placidamente di voler vendere lo stabilimento.
Flex, nella sostanza, ammette di aver perso il cliente Nokia alla fine di quest'anno, un bagno di sangue in termini industriali: non si arriva al breakeaven (cioè alla sostenibilità economica) nonostante l'ampio impiego di ammortizzatori sociali e alla fine si fa presto a fare i conti, con l'azienda che si spinge a dichiarare che le prospettive di saturazione produttiva riguardano 200 lavoratori sui 350 attualmente impegnati nel sito di Trieste. Ma non finisce qui.
Dopo aver di fatto dichiarato un problema di esubero strutturale, la dirigenza aziendale Flex comunica di aver sottoscritto venerdì scorso un "preaccordo" di vendita con un fondo finanziario, la Faircap.
Per USB siamo davvero davanti l'epilogo della vertenza Flex: pesantemente condizionata da una dirigenza aziendale incapace di determinare delle valide prospettive industriali per il sito di Trieste, a partire dalla ricerca di nuovi di clienti per una necessaria diversificazione del mercato.
Abbiamo richiesto al tavolo che il percorso sia quello stabilito dentro un quadro di garanzia occupazionale nel paventato percorso di vendita, garanzie che ovviamente andrebbero ottenute prima.
Le istituzioni, il ministero in particolare, devono farsi carico di tenere a freno l'azienda, per impedire ennesime decisioni unilaterali e irreversibili.
Riteniamo che davanti l'ennesimo rischio di perdita di posti di lavoro, i lavoratori e le lavoratrici devono essere subito informati; laddove possibile va lanciata una mobilitazione che coinvolga la città di Trieste, utile a mettere tutta l'attenzione necessaria su questa delicata vertenza.
La nostra organizzazione è pronta a sostenere anche percorsi di iniziativa unitaria laddove questa sia assunta in assemblea.
USB Lavoro Privato
Industria Nazionale