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Vigilanza // Cultura

Val Camonica: a cosa serve il patrimonio culturale se non c’è dignità per chi ci lavora? Musei Civici Lombardia evita il confronto e allontana le sue responsabilità

Bergamo,

Da molti anni all’interno dei Musei Nazionali della Lombardia il personale alle dirette dipendenze del Ministero della Cultura è affiancato dagli Operatori dipendenti di alcune imprese private che, per mezzo del sistema degli appalti, forniscono supporto al servizio di accoglienza e di vigilanza.

Questi Lavoratori abitano in Valle Camonica e si occupano con passione di questi servizi nei tre maggiori siti museali sul territorio camuno: Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane, MuPRE-Museo Nazionale della preistoria della Valle Camonica e Museo Archeologico Nazionale della Valle Camonica.

Da sempre sono sottoposti a trattamenti economici irrisori, con paghe orarie tra i 5,87 ai 6,64 euro lordi l’ora, che condannano gli stessi a condizioni di assoluta precarietà lavorativa sia in ordine alla retribuzione sia in relazione all’organizzazione del lavoro, che non garantisce loro alcuna certezza nemmeno sui turni di lavoro che dovranno svolgere nell’immediato futuro.

Tutto ciò è causato dall’invalso sistema dell’esternalizzazione dei servizi che ha abbandonato lavoratori e lavoratrici della Val Camonica al controverso sistema degli appalti al ribasso.

Ogni due anni, ormai, i Lavoratori vengono ceduti alla subentrante e aggiudicataria impresa che puntualmente azzera diritti e conquiste guadagnati sul campo con immensi sacrifici da parte dei Lavoratori.

In questa nota desideriamo coinvolgere la cittadinanza delle Valli e l’opinione pubblica tutta su un tema alquanto importante: la responsabilità.

Chi ha la responsabilità di questa situazione, chi ha il potere di cambiare lo stato delle cose?

I rappresentanti del Ministero della Cultura fanno spallucce dinanzi alle ricorrenti richieste d’intervento e indicano le imprese appaltatrici quale unico interlocutore per i Lavoratori. Ciò avviene nel vano tentativo di diluire la propria responsabilità in merito alle condizioni economiche e contrattuali a cui vengono sottoposti gli addetti che, di fatto, lavorano all’interno dei siti pubblici.   

Siamo certi che nessuno di questi soggetti sordi alle richieste, nelle loro comode poltrone dirigenziali, percepisca una retribuzione di poco più di cinque euro l’ora. Come siamo altrettanto sicuri che nessuno di questi dirigenti, con cui negli anni abbiamo cercato di costruire un’interlocuzione, abbia mai avuto la reale intenzione di ascoltare le istanze dei lavoratori della Valle Camonica o di assumersi la responsabilità delle proprie decisioni.

Dall’inizio di questo percorso di esternalizzazione dei servizi, voluto e intrapreso dalla Direzione Museale Lombarda, sono ben cinque le imprese che si sono già susseguite nell’appalto e che, ad ogni passaggio del testimone, hanno eroso i pochi diritti rimasti al punto da costringere i Lavoratori ad un ricorso ciclico al contenzioso.

Da sempre, in questo percorso di degrado delle tutele e delle retribuzioni, gli appalti proposti dal Ministero hanno previsto capitolati che suggerivano contratti collettivi ben lontani da quelli più adatti alle mansioni effettivamente svolte dagli operatori. Nell’ordine si sono alternati tutti i contratti più poveri quali il SAFI (sottoscritto da UILTUCS), Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari (tra i più poveri d’Italia e sottoscritto da CGIL, CISL e UGL e condannato dalla Cassazione per i minimi retributivi al di sotto della soglia di povertà).

Contratti scritti per i servizi di portierato e vigilanza e poco attinenti ai servizi della cultura. Contrattazioni povere con retribuzioni che a stento, negli anni, hanno superato i 6 euro lordi l’ora, ma che certamente garantiscono alle imprese maggiore convenienza rispetto al più consono CCNL Federculture (espressamente indicato per le aziende dei servizi pubblici della cultura, del turismo, dello sport e del tempo libero) con retribuzioni di 8,62 euro lordi l’ora nel livello più basso.

E come se non bastasse, i capitolati ministeriali hanno reso possibili ribassi agli importi a base d’asta fino al 33%. Condizioni economiche palesemente insufficienti per poter retribuire in maniera adeguata i Lavoratori.

A confermare il disastro provocato dalle assegnazioni al massimo ribasso è stata la recente revoca dell’appalto deliberata dalla stessa Direzione Museale ai danni della società Cosmopol Servizi Integrati per il raggiungimento del limite di penali cumulabili che ha determinato il subentro provvisorio della Coop Domina Scarl, già in precedenza affidataria del servizio, oggi incaricata di traghettare l’appalto fino al prossimo bando, che dovrebbe arrivare alla fine del 2024.

Il nuovo responsabile della Direzione Regionale Musei Lombardia, Dott. Rosario Maria Anzalone, insediatosi a maggio 2024, ha immediatamente confermato continuità all’atteggiamento disinteressato e dilatorio della precedente direzione tanto da negare un confronto con i Lavoratori motivandolo con un lapidario “non sussistono le ragioni di un incontro, che investono la parte datoriale”.

Dov’è la responsabilità della stazione appaltante?

La nostra responsabilità, e quella dei Lavoratori della Valle Camonica, è nel non chinare più la testa e accettare passivamente questi atteggiamenti.

È necessario far conoscere alla collettività questa situazione. Denunciare le condizioni di lavoro e le modalità con cui il bene pubblico è amministrato.

Il grande patrimonio culturale italiano, di cui tutti si vantano, cosa restituisce al territorio che ha la fortuna di custodirlo?
PrecarietàLavoratori sottopagatidisaffezione per il proprio territorioinvisibilità delle persone che scelgono di restare nella propria Valle per costruirsi un futuro.

Come si può costruire valore con un lavoro sottopagato, reso invisibile, precarizzato, con contratti collettivi nazionali firmati dalle principali sigle sindacali che permettono paghe di questo genere, con appalti che durano un anno o due e poi chissà cosa succede?

Questo è quanto si domandano ormai i Lavoratori e le Lavoratrici degli appalti dei siti museali e della cultura della Valle Camonica.

Sono temi importanti, ma che richiedono una presa di coscienza e un’assunzione di responsabilità.

Il primo passo è riuscire ad interagire in maniera costruttiva con una Direzione Regionale che, invece di confrontarsi con i lavoratori che ogni giorno rendono fruibile questo immenso patrimonio culturale, sceglie di barricarsi dietro la burocrazia degli appalti e rimanda al mittente ogni richiesta.

Una Direzione pubblica che ha preso il vizio di operare come il più avido degli imprenditori mettendo davanti ad ogni cosa il mero risparmio nella gestione della cosa pubblica.       

 

USB Lavoro Privato – Coordinamento Vigilanza

I Lavoratori e le Lavoratrici dei siti museali della Valcamonica