Ieri sera, 3 aprile, via libera del Parlamento al DDL Delrio sul 'riordino delle autonomie locali', cd. 'svuotaprovince'.
L'USB ritiene che tale norma, oltre a non garantire alcun risparmio di spesa, sia dannosa per i lavoratori e sia viziata da elementi di anticostituzionalità.
Per questo si rivolge al Presidente della Repubblica Napolitano, garante -appunto- della Costituzione, affinchè non firmi tale DDL e rinvii il provvedimento all'Aula.
Chiediamo a tutti i lavoratori di sostenere l'appello al Presidente inviandolo, via fax allo 0646993125, oppure attraverso il servizio
incollando il messaggio:"Sono d'accordo e mi associo all'appello dell'USB P.I. che Le chiede di non firmare il DDL sul 'riordino delle autonomie locali' e rinviare lo stesso alle Camere".
In entrambi i casi datecene comunicazione all'indirizzo: entilocali@usb.it
Questo l'appello (che potete scaricare in allegato, in pdf):
Al Presidente della Repubblica Italiana
On.le Giorgio Napolitano
Oggetto: riordino delle Province, delle Città Metropolitane e norme sulle Unioni di Comuni
On.le Presidente,
la scrivente Organizzazione Sindacale USB si rivolge a Lei quale garante del rispetto delle regole fissate nella nostra Carta fondamentale.
Il riordino così come confezionato nelle recente approvazione del testo da parte del Senato - che ha sostanzialmente modificato quello a suo tempo licenziato dalla Camera - lascia molti margini di dubbio rispetto al rispetto delle regole costituzionali e, in particolare:
- la riforma interviene prima di un intervento costituzionale, ivi previsto, ma che é ancora in itinere, anziché successivamente come sarebbe oltre che logico anche corretto sotto il profilo giuridico, delineando una contrazione delle funzioni delle Province sino a ridurle non a organo di governo, ma a soggetto ibrido;
- nella riforma é prevista la sostanziale impossibilità per i cittadini di eleggere direttamente i propri rappresentanti nelle Province e nelle Città Metropolitane, considerando che l'elezione indiretta, negli organi previsti dalla Costituzione, é prevista solo per il Presidente della Repubblica cui é affidata una funzione di garanzia e di ruolo super partes;
- il riordino comporterà anche l'incremento della spesa - anziché una sua riduzione - in violazione delle attuali regole stabilite non più tardi di due anni fa in Costituzione, in virtù dell'aumento del numero di assessori e consiglieri comunali rispetto all'attuale numero di consiglieri provinciali, e destinato ad incrementarsi ulteriormente se, nelle future Città Metropolitane gli Statuti prevedessero il sistema di voto a suffragio universale che presuppone l'attuale suddivisione del comune capoluogo in altrettanti comuni in sostituzione degli attuali municipi;
- anche la previsione del mantenimento delle attuali retribuzioni fisse ed accessorie solo fino al prossimo contratto, appare in contrasto con l'art. 36 della Costituzione che stabilisce il diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro che - post riforma - produrrebbe una diseguaglianza rispetto a quanto corrisposto ai lavoratori attualmente, a parità di funzioni;
- inoltre l'art. 118 c.2 della Costituzione, recita: "I Comuni, le Province e le Città metropolitane sono titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze." Ne deriva che la legge statale può passare dalle Province alle Città Metropolitane solo le funzioni statali, ma non può intervenire su quelle proprie.
Giova anche evidenziare che nulla dice la riforma rispetto alla futura collocazione del personale e al mantenimento delle RSU elette nelle province che si trasformeranno in Città Metropolitane.
Per questi motivi
Chiede
Alla S.V. di rinviare il DdL sul riordino delle autonomie locali alle Camere per il necessario riesame affinché siano adeguatamente approfonditi i profili di incostituzionalità evidenziati con la presente istanza.