Forse è passato inosservato il fatto che questa legge di bilancio ha contenuti nuovi, correlati ad una commissione europea votata trasversalmente da socialisti e meloniani.
In particolare: siamo passati dalla gestione del dopo covid a una vera e propria economia di guerra, accompagnata da una sorta di 'proliferazione nucleare', con la rinascita del nucleare da fissione, a totale carico dei contribuenti e assoluto profitto di pochi.
Ma, soprattutto, si promuove un’economia di guerra che va a sostituire o annullare il bene pubblico, che passa per i tagli alla ricerca, per la privatizzazione dei finanziamenti della scuola e della sanità e, non ultimo, per il nuovo tentativo di scippo del TFR dei lavoratori.
Lo sciopero del 13 dicembre, quindi, è uno sciopero assolutamente proiettato nel futuro.
Uno sciopero che vuole rivendicare e ottenere un altro tipo di società, solidale e collettiva, basata su stato sociale e beni comuni, salari dignitosi e diritti certi.
Uno sciopero che vuole rinviare al mittente l'avvilente tentativo di convincere i lavoratori pubblici che 150 euro lordi, invece che 500, siano una manna in tempi di guerra e di ristrettezze.
Uno sciopero che vuole denunciare il “contratto di ricerca’’, praticamente un ossimoro che non ha nulla contrattuale, che dovrebbe sostituire gli assegni di ricerca e accompagna alla porta migliaia di precari storici. Ma che attacca anche il DDL Bernini, un poutpurri di norme baronali che farà sì che la ricerca, perda due generazioni di personale competente e preparato, pretendendo di sostituirli con precari pagati con ben poco attraenti borse di studio finendo per favorirne la migrazione verso l’estero.
Alla collettività serve invece ritornare alla ricerca di base come centro dell’attività di chi opera nel settore, liberandoci dal “dual use” e dall’ormai evidente “militarizzazione” della conoscenza, dietro esplicita volontà della Commissione Europea nella sua nuova forma.
L’unicità dello sciopero del 13 dicembre diviene evidente anche nella difesa del diritto all’autodeterminazione della Palestina, del Donbass e della Crimea.
Per questo ci teniamo a sottolineare che allo sciopero ha aderito anche la Rete RUP, Ricerca e Università per la Palestina. Per fermare un genocidio e ridare, tutti insieme, un futuro a un popolo che il mondo occidentale ha voluto dimenticare.
Il nostro forte appello è di partecipare in massa alle manifestazioni USB del 13 dicembre: a Roma ore 9:30 da Piazzale Tiburtino, a Milano ore 10:00 porta Venezia.
A Roma, la Ricerca e l’Università si concentrerà a Piazzale Aldo Moro alle 9, anche per protestare contro il licenziamento di 3000 ricercatrici e ricercatori deciso dalla Presidente Carrozza.