Che il valore massimo dei buoni pasto a partire dal 1° ottobre 2012 sarebbe stato di € 7,00 lo si sapeva dall’approvazione definitiva della Spending Review. Da subito abbiamo denunciato questa scelta del Governo definendola inutile, per gli esigui risparmi complessivi che produrrà a regime (circa cinquanta milioni di euro all’anno), e iniqua, perché accanendosi su quei settori del pubblico impiego che, negli anni, erano riusciti a strappare condizioni più vantaggiose, lascia inalterati i valori dei buoni pasto al di sotto dei 7 euro, per esempio per i lavoratori della Sanità che continueranno a percepire un ticket inferiore a 5 euro.
Nei giorni scorsi la CISL, con una notizia flash di solito utilizzata per le novità dell’ultima ora, ha informato “urbi et orbi” i lavoratori degli Enti pubblici non economici che dal 1° ottobre 2012 il valore del buono pasto sarà di € 7,00. Se non lo scriveva la CISL mai avremmo creduto ad un decreto del Governo, trasformato dal Parlamento in Legge. E’ probabile, tuttavia, che alla CISL premesse “informare” i lavoratori che i 7 euro di buono pasto saranno “netti”, quindi senza il contributo del 20% da parte del lavoratore che, aggiungiamo noi, ha fatto sì che fino ad oggi abbiamo avuto un ticket più elevato di quello di altri settori pubblici, grazie proprio al contributo a carico del lavoratore.
Comunque, non si può nemmeno parlare di € 7,00 come di un importo netto perché la quota eccedente 5,29 euro resta soggetta a tassazione fiscale e a contribuzione previdenziale. 13 centesimi è l’importo della contribuzione a carico del lavoratore, a cui andrà aggiunta la tassazione fiscale calcolata in base all’aliquota massima relativa alla retribuzione di ciascun lavoratore, calcolata su € 1,71 (differenza tre 7,00 e 5,29). Insomma, alla fine, nelle tasche dei lavoratori finiranno all’incirca € 6,40 netti.
Forniti i necessari chiarimenti perché l’informazione sia corretta, il problema vero resta un altro. Dall’approvazione della Spending Review in Consiglio dei Ministri ai primi di luglio fino ad oggi non abbiamo letto un rigo di comunicato della CISL contro la decurtazione di 5 euro del valore del buono pasto, né abbiamo visto “camminatori” andare avanti e indietro dai ministeri per evitare l’odioso taglio allo stipendio dei lavoratori degli Enti pubblici non economici. Così doveva andare e così è andata. Almeno risparmiateci, per una volta, la fanfara della vittoria a festeggiare un nuovo passo indietro per una parte di lavoratori pubblici e la mancanza di un passo avanti per gli altri.