E’ un giorno di festa, che ci ricorda la liberazione dal nazi-fascismo ad opera di un pugno di Uomini e Donne che salirono sulle montagne decisi a non arrendersi per difendere il bene prezioso della libertà. E tramandarci l’insegnamento.
E’ un giorno di festa che fotografa la netta e indiscutibile vittoria dei NO al referendum Alitalia, nonostante le pressioni e le intimidazioni confederali a “votare bene, altrimenti la situazione peggiora”. Paventando come al solito cataclismi.
E’ un giorno di festa, perché si sta facendo finalmente chiarezza, sia pure a fatica e certamente in ritardo, sul Sindacato che serve davvero ai lavoratori. A dispetto di quanto i mass media vogliono farci credere.
Ebbene, proprio nelle ore che preludono al giorno di festa, CGIL – CISL – UIL non trovano di meglio tra le mura amiche dell’Istituto che fracassare ancora una volta l’unità dei lavoratori, contravvenendo il preciso dettato delle RSU che ovunque si esprimono perché venga portata avanti unitariamente una vertenza che colpisce oggi pesantemente gran parte dei dipendenti ed anticipa l’incentivo differenziato.
Già, perché nella bozza per la modifica del famigerato decreto n. 150/09 (che si sta approvando in questi giorni in sede parlamentare) si prevede espressamente che “la misurazione e valutazione della performance individuale va dimostrata tramite una significativa differenziazione dei giudizi da parte dei dirigenti responsabili…”.
Allora perché accade questo?
Molto semplicemente perché hanno paura di perdere l’ennesimo treno e con esso lo scranno traballante su cui sono assisi senza alcun merito dalla notte dei tempi.
Sarebbe a questo punto sterile rinfocolare una polemica inutile e senza senso che si risolverebbe in un danno per i lavoratori. Per questo, bisogna guardare avanti.
La sostanza è che, ancora prima della convocazione dell’ultimo osservatorio sulla produttività, dalla Filiale di Roma Casilino è partita in maniera autonoma la richiesta urgente di costituire una “rete di coordinamento” tra le sedi penalizzate del Lazio. Un cammino certamente più faticoso ma che, a nostro avviso, rimane quello giusto.
La bozza del documento inviata dai promotori viene aggiustata, limata, integrata anche oltre i confini regionali ed arriva al cuore del problema con le tre domande:
- Bisogna continuare a giustificarsi per non essere stati bravi rispetto ad altri oppure riconoscere che la vertenza è nazionale?
- Bisogna continuare a privilegiare i numeri di un cruscotto che falsato è dire poco oppure l’utenza che pure si blatera di voler difendere?
- Bisogna abbassare la testa ed accettare diktat pretestuosi che ogni anno ci penalizzano sistematicamente oppure una volta per tutte ribaltare il tavolo?
Tre domande chiare, semplici, essenziali che attendono risposte altrettanto chiare mentre purtroppo nelle sedi ci si arrabatta squallidamente per “sistemare” in una qualche maniera questo o quel prodotto, magari per recuperare il 10% del taglio, ma accettando comunque di sedersi ad un tavolo da gioco palesemente truccato.
Da come i lavoratori del Lazio e non solo risponderanno a queste tre domande dipende il successo di una mobilitazione che ora coinvolge TUTTI indistintamente.
Anche i dipendenti di quelle sedi per ora “miracolate”, ma che non possono tirarsi fuori. A meno di non voler continuare a “vivere” desolatamente una vita da servi.