Annunciata in pompa magna dalle sigle firmatarie dell’accordo, spacciata per una procedura veloce e rapida, il primo step dei passaggi di fascia mostra già tutte le sue criticità.
Infatti, da tutti gli uffici pervengono tantissime segnalazioni, tra dati incompleti, inesatti o mancanti.
E il peggio deve ancora arrivare e sarà evidente a tutti quando emergeranno gli effetti deleteri rappresentati da quel 7 percento che verrà scelto unilateralmente dai dirigenti.
Senza trascurare che il periodo estivo potrebbe non permettere a tutti di verificare in tempo i propri dati, con il rischio di impallinare la procedura con decine di ricorsi.
Di questo passo, tra errori, ritardi e possibili ricorsi, la possibilità di chiudere entro il 2018 anche la seconda procedura diventa sempre più complicata.
Davvero un gran bel risultato per una procedura la cui prima tranche poteva comodamente essere chiusa nel 2017, se cgil cisl uil salfi e flp non avessero, invece, interrotto bruscamente la trattativa in corso.
La propaganda e gli annunci facili cominciano a cedere il passo alla realtà dei fatti.
E i fatti dicono che se le altre sigle non avessero perso lunghi e preziosi mesi, oggi ci troveremmo a discutere della chiusura del ciclo di progressioni, mentre invece stiamo ancora assistendo alla sua partenza.
E soprattutto i fatti dicono che per recuperare il tempo perduto e non accumulare ulteriori ritardi, occorre che amministrazioni e sindacati firmatari dell’accordo, snelliscano al massimo la procedura, a partire dalla rinuncia alla odiosa riserva del 7 percento.