TAVOLO TECNICO … ATTIVITÀ ISPETTIVA ?
L’incontro che si svolto il 16 maggio scorso presso la sede centrale del Ministero del Lavoro con la pretesa di rappresentare un tavolo atto a porre al centro l’attività ispettiva si è rivelato di fatto uno sfogatoio, un momento in cui diversi rappresentanti sindacali, a fronte di una problematica così importante, hanno evidenziato spesso situazioni parcellizzate a tal punto da sembrare di voler perseguire più che altro interessi corporativi e chiaramente, così facendo, hanno dato modo alla delegazione del Ministero di non affrontare il reale problema:
- IL PROGRESSIVO SMANTELLAMENTO DELLA FUNZIONE ISPETTIVA A TUTELA DEI DIRITTI DEI LAVORATORI E LA SALVAGUARDIA DELLA SALUTE DEGLI STESSI -
L’Unione Sindacale di Base ritiene, come ha esposto durante l’incontro, che la questione vada analizzata su due piani strettamente connessi tra loro.
Un piano è rappresentato dall’ inesorabile stravolgimento delle regole volte a tutelare i diritti e la salute dei lavoratori, con l’obbiettivo di cancellare con ogni mezzo tutte le conquiste strappate al padronato in decenni di lotte da parte della classe operaia e l’ultimo decreto, il cosiddetto decreto sviluppo, chiude come si suole dire il cerchio a salvaguardia dei profitti delle imprese e a detrimento dei diritti dei lavoratori.
L’altro piano è rappresentato dai diritti degli stessi ispettori che vengono mandati allo sbaraglio additati dal governo come coloro che ostacolano i processi di sviluppo delle imprese, costretti ad operare spesso a loro spese e senza una normativa adeguata sull’orario di lavoro; orario di lavoro che presuppone l’impiego maggiormente retribuito degli ispettori nei giorni festivi e nel lavoro notturno mentre l’attuale normativa è quella classica degli impiegati civili dello stato che ovviamente non si conforma con i tempi delle attività delle aziende e quindi con l’attività di controllo nel suo complesso (orario vigente generalmente articolato su cinque giorni con due rientri pomeridiani oppure orario continuato con la pausa o meno secondo accordi di settore che svolgono quindi attività lavorativa per 7,12 ore).
Su entrambi i fronti il Ministero del Lavoro ha fatto e continua a fare orecchie da mercante. Perché?
Proviamo a dare una risposta “in pillole”.
Il Ministero del Lavoro, indipendentemente dal colore politico dei governi succedutisi negli ultimi 40 anni, può considerarsi “l’architetto” che ha ideato le controriforme neoliberiste del mondo del lavoro, propagandate come innovazioni necessarie alla modernizzazione del paese, quindi indispensabili per lo sviluppo economico e quindi per l’occupazione. Abbiamo ben visto come è andata a finire e già i segnali c’erano tutti molto prima dell’inizio della crisi finanziaria mondiale.
Dopo aver svuotato di funzioni credibili i suoi uffici di collocamento e dopo averli poi di fatto aboliti nel nome della privatizzazione e precarizzazione selvaggia del mercato del lavoro, il Ministero del Lavoro si è dato l’obbiettivo di trasformare l’ispettore del lavoro in consulente al servizio delle imprese e, comunque, di renderlo il più innocuo possibile. Ed anche l’organizzazione del lavoro all’interno degli uffici territoriali ha seguito – come è ovvio – la stessa strada. Non a caso, infatti, sono state sottratte centinaia di unità ispettive dalla DPL di Roma per essere più “proficuamente” utilizzate presso le D.G. del Ministero in funzioni amministrative, pur sapendo che un efficace deterrente per gli abusi delle imprese in termini di sicurezza sul lavoro ed evasione contributiva non può che essere rappresentato da una vigilanza continua e costante sul territorio rapportata, nel numero dei suoi addetti, al numero delle aziende. Né può considerarsi un buon risultato, a nostro avviso, il dato di trecentomila interventi ispettivi sull’intero territorio nazionale annunciato dal Dott. Pennesi, D.G. dell’attività ispettiva, dal momento che le imprese sono oltre cinquemilioni e gli omicidi sul lavoro continuano a mantenere livelli altissimi nonostante si siano persi oltre un milione di posti di lavoro.
Ed è sconfortante, pure se per noi assolutamente scontato, che le stesse organizzazioni sindacali artefici, per la loro parte, dell’attacco forsennato all’insieme del diritto del lavoro - dallo Statuto dei Lavoratori fino ai Contratti Collettivi - e che hanno predisposto sul piano culturale il terreno per l’attuale riforma finto meritocratica della P.A., fingano di stupirsi che la Direzione Generale dell’Attività ispettiva sia:
“più preoccupata di garantire il raggiungimento degli obbiettivi a prescindere da come essi vengono raggiunti”.
O siamo nel campo del’ipocrisia più indecente o è il teatro dell’assurdo. Fate voi.
Quanto suddetto rappresenta a nostro avviso un quadro molto negativo, al di la delle valutazioni che esprime il Ministero, per gli attacchi portati alle condizioni di lavoro e gli stessi ispettori non si devono sentire una casta a se stante non coinvolti in questo processo di riduzione di diritti e di tutele ma devono acquisire la consapevolezza che essi stessi vengono vessati dal governo e dal padronato. Basti riflettere sul fatto che si pretende di monitorare al millesimo la loro attività professionale quando la stessa è ormai ridotta ad una forma di consulenza e comunque di collaborazione con le aziende.
Il messaggio è chiaro, se le aziende sono poco controllate è perché molti ispettori disattendono ai loro compiti istituzionali, ma adesso ci pensa il governo a farli rigare dritto!
Siamo abituati da troppo tempo all’inversione propagandistica del vero da parte del governo in carica. Forse ci sbagliamo ma ci pare però che non siano più tanti gli italiani disposti a bersi queste favole.
Invitiamo pertanto gli ispettori a sentirsi parte integrante della classe lavoratrice che necessariamente è chiamata a ricercare e a trovare le modalità più efficaci per rispondere agli attacchi forsennati.
Nelle prossime settimane metteremo in campo iniziative di lotta per contribuire a creare le condizioni per una inversione di tendenza.
Roma, 23 maggio 2011 USB P.I. - Coordinamento Nazionale Lavoro e P.S.