Ci dispiace annoiare le colleghe ed i colleghi con i soliti discorsi ma ci tocca farlo ancora una volta.
E’ davvero curioso come le Organizzazioni Sindacali appaiano ancor oggi e, nello specifico durante incontro del 31 luglio sulla riorganizzazione del ministero (presenti per l’Amministrazione il D.G., il nuovo Segretario Generale ed il Ministro in persona), scandalizzate e preoccupate per il depotenziamento degli Uffici periferici. Come se questo possa dipendere soltanto dal taglio delle posizioni dirigenziali e dalla trasformazione di 12 DTL in altrettanti Presidi.
Certo, è curioso come proprio l’ex Direttore Generale per l’Attività Ispettiva, ora nella nuova veste di Segretario Generale, abbia dovuto, in un flash, rammentare alle sigle sindacali, a proposito di depotenziamento dei territori, il ruolo preminente - rispetto a quello pubblico - assunto proprio dai sindacati in materia conciliatoria.
Quante volte i colleghi interessati o semplicemente più “pazienti”, hanno potuto leggere nei comunicati dell’USB il grido d’allarme per la perdita o l’affievolimento di alcune fondamentali funzioni del Settore Politiche del Lavoro (anche attraverso la riduzione del personale addetto o la cattiva distribuzione dei carichi di lavoro), come la mediazione delle controversie di lavoro, di fatto a vantaggio delle associazioni private, in primis Cgil, Cisl e Uil, per le quali tale attività rappresenta un vero e proprio business, o comunque un ambitissimo boccone?
Cosa dire riguardo alla perdita della competenza al rilascio dell’autorizzazione per l’astensione anticipata dal lavoro per maternità, anch’essa citata dal Segretario Generale il 31 luglio? Perché mai, ci chiediamo, non si è voluta potenziare questa attività, perché non sono state rinnovate le convenzioni tra i nostri Uffici e le ASL laddove erano state stipulate, estendendole magari a livello nazionale?
Perché si è invece preferito lasciare spazio alla cessione, col successivo decreto semplificazioni, di tale competenza ad aziende con piena autonomia organizzativa, gestionale, patrimoniale e contabile - in una parola imprenditoriale - come, per l’appunto, sono le Asl?
E il Dottor Pennesi, allorquando dirigeva da D.G. per l’attività ispettiva, non ha forse inondato gli uffici di circolari e note interpretative volte ad alleggerire, ancor più di quanto previsto dalle stesse norme liberiste, la funzione di controllo degli ispettori a favore delle imprese, per non ostacolare in tempo di crisi il sistema produttivo?
E c’è poco da scandalizzarsi se a livello centrale, al contrario di quanto previsto per la periferia, si crea ora una Direzione Generale per l’Ufficio di Gabinetto e il Segretariato Generale aumenta di due Uffici e acquista più potere mentre si depotenziano gli uffici territoriali.
Già alcuni anni fa denunciavamo nei nostri comunicati la volontà della parte politica, attraverso il Segretariato Generale, di limitare con il suo peso preponderante l’autonomia della stessa Amministrazione e di voler esercitare il massimo controllo proprio sui territori, cioè i luoghi dove di più si fa sentire l’efficacia della concreta applicazione delle normative “… anche per impedire ogni eventuale rallentamento al processo di innovazione/snaturamento della funzione sociale del Ministero del Lavoro”.
All’incontro del 31 luglio tutti, dalla Ferrari a Pennesi passando per il ministro Giovannini, hanno sottolineato con vigore che, con lo schema di decreto presentatoci, né gli Uffici né i dipendenti subiranno riduzioni, al contrario di quanto avviene per le posizioni dirigenziali. E anche se, come ha riferito nel corso della riunione il Segretario Generale di aver scritto un bel NO su un emendamento alla bozza di decreto di riorganizzazione della presenza dello Stato sui territori, in merito all’accorpamento delle DTL alle prefetture/UTG ( almeno così c’è parso di capire …), siamo convinti che ci sarà una riduzione di alcuni centinaia di lavoratori che saranno dichiarati in eccedenza certamente di livello medio – basso, Cgil, Cisl, Uil e Ugl non hanno forse in questi anni cogestito, con i governanti di turno, le scelte politiche di stampo liberista, le c.d. “innovazioni”, che hanno portato, in materia di lavoro, alla perdita costante dei diritti dei lavoratori e alla conseguente parziale vanificazione dei controlli sui luoghi di lavoro, nonché al loro progressivo abbattimento numerico?
Nel 2008 furono ispezionate dagli ispettori del Ministero del Lavoro 188.565 aziende, nel 2012 ne sono state ispezionate 139.937.
Certo, come è scritto nelle circolari della DG per l’attività ispettiva, quello che conta è la qualità non la quantità delle ispezioni!
Nel 2009 il Ministero del lavoro ha recuperato tra contributi e premi evasi euro 317.803.872, 67.
Nel 2011 la cifra si è ridotta a euro 165.479.636,20. Altro che qualità!
Poi, nel 2012, sotto il governo Monti, occorreva dare una sferzata alle aziende irregolari, tanto per far vedere che non venivano colpiti solo le pensioni e i lavoratori e così la cifra recuperata è aumentata rispetto agli anni precedenti arrivando a euro 450.079.448.
Però nel 2012 il numero delle aziende ispezionate è sceso rispetto al 2008: se le aziende fossero state 188.565 anziché 139.937, il recuperato sarebbe stato ben più alto. E sarebbe stato più elevato anche se il numero delle aziende ispezionate dal personale del Ministero del Lavoro fosse stato uguale a quello del 2011 cioè 148.553 aziende.
Semplicemente non si è voluto fare pur se, tenuto conto del totale delle aziende operative sul territorio nazionale, i controlli si possono ragionevolmente paragonare ad una goccia nel mare.
In ogni caso questi dati sono l’esempio chiaro di come efficacia ed efficienza della P.A. non dipendono dai lavoratori che vi operano ma dalla volontà politica che vi è dietro. E questo l’ex ministro Brunetta lo sapeva e lo sa benissimo. Come lo sanno benissimo tutti i pasdaran del finto merito.
Eppure al Ministero del Lavoro, e solo al Ministero del Lavoro, si applica il sistema di valutazione della prestazione del personale ancor prima dell’ entrata in vigore del Dlgs 150/2009 (c.d. Riforma Brunetta) grazie all’accordo tra Amministrazione e Cisl,Uil, Flp, Unsa Confasal, siglato il 10/12/2008. Accordo che ha trovato applicazione concreta nei vari FUA che si sono da allora succeduti e che hanno diviso fortemente i lavoratori abbattendo ulteriormente il potere di acquisto di retribuzioni già ridotte al lumicino.
Davvero è poco comprensibile lo scandalo dei sindacati per lo “svilimento delle funzioni degli uffici territoriali con la trasformazione di 12 Direzioni Territoriali in Uffici Presidio di livello non dirigenziale e … non è accettabile che su un totale di 56 posizioni di funzioni dirigenziali di seconda fascia vengano ridotte ben 38 posizioni a carico degli uffici del territorio e soltanto 18 negli uffici centrali”.
Ma ancor meno comprensibile è quanto Cgil, Cisl,Uil, Flp scrivono sul loro comunicato congiunto a proposito del fatto che “ il mancato superamento del dettato del D.lgs 150/09 continua a creare enormi difficoltà ad una reale contrattazione”
A tale proposito, durante l’incontro del 31 luglio il Direttore Generale, in un irrefrenabile impulso, non ha potuto fare a meno di ricordare loro la firma dell’accordo del 2008, pur di fare i primi della classe, diciamo noi, non ci pensano due volte a ridurre diritti e salario dei lavoratori e, purtroppo, questo avviene molto spesso in tutte le categorie e i settori del pubblico impiego e del privato.
Rispetto all’innovazione che dovrebbe rappresentare questa “riorganizzazione”, termine molto usato e abusato nel corso dell’incontro, anche dallo stesso ministro, l’USB ritiene che si debba parlare, come abbiamo sostenuto durante la riunione, di involuzione e di perdita progressiva e sostanziale di funzioni.
Abbiamo informato il ministro, in modo succinto, “qualora non ne fosse a conoscenza provenendo da altri incarichi”, che il ministero del lavoro nel corso degli ultimi 30 anni è stato” il traghettatore” verso politiche che hanno introdotto norme e regolamenti volti alla cancellazione del diritto al lavoro e ad un salario adeguato.
Sono state approvate leggi, come la c.d. legge Treu e la c.d. legge Biagi, che hanno introdotte forme scellerate di precariato diffuso, determinando un peggioramento generale delle condizioni di vita e di lavoro di milioni di lavoratori. Parallelamente sono state approvate leggi e regolamenti e sottoscritto accordi con la complicità dei sindacati che hanno ridotto drasticamente, nel corso degli anni, la vigilanza fino a trasformare gli ispettori del lavoro in una sorta di consulenti, in un paese dove continuano a morire sul lavoro e per il lavoro oltre mille lavoratori ogni anno per l’inosservanza delle più elementari norme sulla sicurezza da parte di imprese che per perseguire maggiori profitti non investono certamente in sicurezza.
Le imprese sono consapevoli che difficilmente saranno destinatari di una visita ispettiva considerata l’esiguità numerica degli ispettori in rapporto alle oltre 4.500.000 imprese.
N.B.:
Nel 2009 il personale ispettivo era di 3859 unità di cui: 3109 Ispettori Amministrativi; 370 Ispettori Tecnici e 380 Carabinieri.
Nel 2012 il personale ispettivo consta in 3156 unità di cui 2864 Ispettori Amministrativi; 292 Ispettori Tecnici ma … 446 Militari dell’Arma dei Carabinieri.
Chissà quali saranno i dati del 2013, staremo a vedere!
ALTRO CHE INNOVAZIONE
L’ USB ritiene che qualsiasi riorganizzazione del Ministero del Lavoro deve essere volta a rimettere al centro il lavoro, l’interesse dei lavoratori la sicurezza nei luoghi di lavoro, la tutela dei diritti e la salvaguardia dei salari, l’ introduzione di leggi che favoriscano l'occupazione giovanile, ma non con salari da fame, di poco più di trecento euro, come avviene con accordi come quello sottoscritto dai sindacati complici e gli amministratori per l’expo di Milano.
Il Ministero del Lavoro non deve essere la lunga mano che applica, con un servilismo della peggiore specie, quanto imposto dalla BCE e dal FMI per gli interessi dei padroni del mondo, come è recentemente avvenuto con Monti e la Fornero, con l’approvazione di controriforme strutturali come quella delle pensioni, che oltre all’obbligo di lavorare, a regime, quasi fino a 70 anni, costringe milioni di giovani a rimanere disoccupati a vita.
E’ necessario invertire questa tenenza, dobbiamo riprenderci tutti i diritti che negli ultimi vent’anni ci hanno sottratto, dobbiamo costruire rapporti di forza adeguati per realizzare una trasformazione radicale della società negli interessi dei lavoratori e dei cittadini, per imporre leggi che creino occupazione come avvenuto con la 285/77, per il diritto alla salute, alla scuola pubblica, all’abitare, ad un trasporto pubblico efficiente e ad un ambiente sano.
Per tutto ciò l’Unione Sindacale di Base ha proclamato per
VENERDI’ 18 OTTOBRE 2013 SCIOPERO GENERALE
USB P.I. - Coordinamento Nazionale Lavoro