I fondi italiani d’investimento sono ormai in crisi profonda, come testimonia la raccolta relativa al 2007 che è calata di ben 53 miliardi di euro rispetto all’anno precedente.
Gli esperti si ostinano a parlare di crisi strutturale e si affannano ad indicare le cause, mentre anche il governatore della Banca d’Italia sembra essersi accorto del problema. L’attuale tracollo dei fondi nazionali coincide in realtà con il prolungato terremoto nato lo scorso anno dalla crisi dei mutui “sub prime” e chi ne preconizzava un effetto anche solo in parte limitato nel tempo è stato clamorosamente smentito.
A rendere ancora più nero l’orizzonte finanziario del cosiddetto risparmio gestito, c’è oggi la pessima performance dei fondi pensione, la qual cosa era del resto ampiamente prevedibile (vedi in proposito comunicati Lazio nn. 21 e 30 dello scorso anno).
Luigi Scimia, presidente della Covip, la commissione di vigilanza appositamente istituita sui fondi pensione, dopo essersi distinto per una serrata discutibile campagna a favore dell’investimento del TFR negli stessi fondi pensione, ha dovuto alla fine ammettere che “quasi tutti i prodotti previdenziali nel 2007 hanno offerto rendimenti certamente non soddisfacenti” cioè inferiori alla rivalutazione fissata per legge del TFR mantenuto dai lavoratori in azienda.
E tutto ciò nonostante le ingenti risorse economiche investite a tappeto nell’iniziativa, orchestrata peraltro a tavolino con la palese collaborazione di CGIL-CISL-UIL.
Appare perfino superfluo a questo punto rimarcare che, trattandosi di una apposita commissione di vigilanza, essa avrebbe dovuto limitarsi appunto a vigilare, senza fare il tifo per una delle due parti o, peggio ancora, assumere posizioni. Ma tant’è.
Resta lo smacco inequivocabilmente subìto da tutti coloro i quali hanno cercato, in una maniera o nell’altra, di convincere a più riprese i lavoratori a fidarsi dei fondi pensione, facendo anche ricorso a meccanismi di dubbia costituzionalità (cfr. silenzio-assenso).
Nonostante tutto ciò, l’attuale Ministero dell’ Economia sembra incredibilmente deciso a rilanciare (come, del resto, si stava accingendo a fare nella primavera scorsa anche il precedente governo). Stessa solfa, come se nulla fosse.
E’ infatti in preparazione un nuovo fantomatico progetto per riaprire i fondi pensione a “hedge fund and private equity”, collegati cioè a investimenti più rischiosi e speculativi.
Anche il recente “Libro Verde” del Ministero del Lavoro ha fatto espresso riferimento ad una più diffusa e capillare ripresa della previdenza complementare entro fine anno, anche se non ha indicato finora strumenti e modalità.
Come dire, al peggio non c’è mai fine. In attesa di sprofondare nell’abisso dei fondi.
Coordinamento regionale RdB-CUB INPS Lazio