“Nessuna Brunetta è tra noi”: così ha affermato trionfalmente la Cisl in un comunicato nazionale diffuso qualche settimana fa, sostenendo che gli accordi firmati dalla stessa O.S. impedirebbero l’applicazione in Inps della riforma Brunetta.
Questa O.S. continua imperterrita a raccontarci favole!
La realtà è ben diversa, come ha sperimentato sulla sua pelle una nostra collega della sede di Monza, che si è vista respingere la richiesta di part-time, presentata per esigenze legate all’accudimento di due figli minori (fattispecie riconosciuta esplicitamente dalla normativa), con una mail della Direzione Regionale, sulla base di generiche esigenze di servizio.
Ad una legittima richiesta della collega di specificare più dettagliatamente le motivazioni del provvedimento, secondo quanto prevede la stessa circolare firmata, guarda un po’, da un certo ministro Brunetta (capito Cisl?), la Direzione ha risposto che le esigenze di servizio sono certificate dall’elevato valore dell’indicatore di produttività globale della Sede.
La nostra struttura di Monza si è già attivata per contattare un legale ed approntare tutti gli strumenti per difendere la lavoratrice, dal momento che tanto la legge 183/2000 che la circolare 9/2011 della Funzione Pubblica dicono con molta chiarezza che le motivazioni di diniego devono evitare clausole generali o formule generiche.
A noi risulta che in altre strutture della regione analoghe richieste di part-time siano state respinte, presumiamo con le stesse generiche motivazioni, confermando la piena volontà di questa Amministrazione di conformarsi in toto alla riforma Brunetta.
Riteniamo grave e odiosa questa stretta sulla concessione del part-time, perché va a colpire in particolare le lavoratrici, alla faccia delle tanto sbandierate esigenze di conciliazione tra lavoro e cura familiare; pertanto coinvolgeremo sulla materia il CUG, cioè il Comitato Unico di garanzia sulle pari opportunità, perché intervenga e verifichi se non siano state violate le condizioni di pari opportunità.
Invitiamo perciò le lavoratrici che hanno visto respingere le richieste di part-time a contattare la nostra O.S., che è disponibile a dare il supporto necessario.
A conferma della linea “brunettiana” adottata dalla Direzione Regionale, checché ne dica la Cisl, abbiamo verificato che vengono praticamente respinte a tappeto le richieste di permessi per gravi motivi personali e familiari previste dall’art. 15 del CCNL del 2001. Su questo punto le anomalie sono tante: in alcuni casi la respinta è stata comunicata telefonicamente, in altri non è stata motivata adeguatamente, in altri ancora non è firmata da un dirigente, ma da un medico, secondo una prassi quanto meno imbarazzante, crediamo per gli stessi medici, chiamati ad adempiere compiti burocratici difficilmente riconducibili al loro ruolo professionale.
E’ vero che la norma dice che tali permessi possono essere concessi e non afferma un diritto automatico, ma il diniego generalizzato è figlio della deriva autoritaria, della scarsa considerazione delle esigenze del “cliente interno”, e della totale discrezionalità offerta ai dirigenti dalla solita “Brunetta”.
A peggiorare ulteriormente la situazione si è aggiunta anche la riorganizzazione, che ha accentrato presso la Direzione regionale tutta la gestione delle risorse umane. Tale scelta sta comportando un’interpretazione unilaterale da parte del competente ufficio regionale, che non tiene conto delle specificità dei vari accordi locali in materia di orario di lavoro, sottoscritti a livello di sede, secondo una precisa disposizione contrattuale. Sulla base di un inesistente criterio di uniformità regionale, si stanno stravolgendo gli accordi locali, ostacolandone l’applicazione nelle parti favorevoli ai lavoratori.
Le stesse rappresentanze sindacali locali non hanno più nelle sedi un interlocutore ufficiale sul quale intervenire: il Direttore di sede declina ogni responsabilità su decisioni assunte dalla direzione regionale; la RSU e le OO.SS. di sede sono svuotate del loro ruolo, e i lavoratori si trovano in balia dell’arbitrio della dirigenza.
Il caso della lavoratrice di Monza è emblematico: la direzione regionale respinge la domanda di part-time sulla base di un parere negativo della direzione di sede, ma tale circostanza non viene riportata nella comunicazione di reiezione, che rimanda ad una generica esigenza di servizio. Il risultato è che la responsabilità di un atto amministrativo così importante rimane senza un chiaro referente, alla faccia dei principi di trasparenza e imparzialità, che dovrebbero uniformare l’attività di una pubblica amministrazione.
C’è ancora qualcuno, dunque, che si sente di affermare che “nessuna Brunetta è tra noi”? …Oppure sta parlando della Brunetta dei Ricchi e Poveri?
Coordinamento Regionale USB INPS Lombardia