Alle 9 di ieri sera (le 10 in Italia) è iniziato un nuovo sciopero di 48 ore della metropolitana di Londra. Sono infatti fallite le trattative dell'ultimo minuto fra il battagliero Rmt – Sindacato Marittimo, Ferroviario e del Trasporto da qualche mese entrato a far parte della Federazione Sindacale Mondiale - e la giunta comunale di Londra.
Il sindaco, nel tentativo di sminuire gli effetti della protesta, ha approntato un piano per assicurare i servizi minimi al fine di permettere ai cittadini di muoversi comunque coi mezzi pubblici ma, come già accaduto con lo sciopero dello scorso febbraio, la mobilità nella capitale britannica è ridotta al minimo. Il sindacato indipendente Rmt ha già indetto una nuova fermata della “Tube”, questa volta di ben 72 ore, per il prossimo 5 maggio nel caso in cui le proprie rivendicazioni non vengano accolte dalle autorità politiche londinesi.
Il premier David Cameron e il sindaco Boris Johnson hanno attaccato il sindacato e definito l'agitazione "inaccettabile", aggiungendo ipocritamente che va a colpire soprattutto i lavoratori. Ma sono proprio i diritti dei lavoratori e la loro difesa ad obbligare l’Rmt ad inasprire la propria protesta, visto che il sindaco di Londra insiste nel voler imporre un piano che porterà al taglio di ben 960 dipendenti dell’azienda di trasporto, per lo più bigliettai che nei piani di Johnson dovrebbero essere sostituiti da macchinette automatiche. Siccome la direzione dell’azienda - London Underground - e l’amministrazione comunale non vogliono venire incontro alle richieste dei lavoratori e neanche intavolare vere trattative, al sindacato non rimane altra via se non quella di paralizzare Londra.
"Nulla di quanto vogliono imporre mira a modernizzare il servizio - ha denunciato il segretario dell'Rmt, Mich Cash - I piani per chiudere le biglietterie e licenziare quasi mille lavoratori rispondono unicamente ai tagli imposti a livello centrale dal governo di David Cameron e del sindaco Boris Johnson".